Estate in missione_3. Don Antonio Dotti in Malawi
Continua il diario del viaggio in Malawi di don Antonio Dotti. L’incontro con la comunità cattolica riunita per la celebrazione eucaristica festiva e alla scoperta di alcune bellezze della natura
La sveglia è prestissimo perché c’è da andare a messa. Questa levataccia mi permette però di ringraziare il Signore per l’alba che rosea il cielo. Scendendo i bambini come sempre ci rincorrono gridando (con gioia anche se è prestissimo): ‘sist’Ana, sist’Ana’ (sister Anna)! La messa più partecipata è alle 6 (!) del mattino, rigorosamente a digiuno, raduna tutte le età e sono piuttosto puntuali. La corale canta e balla magnificamente e i chierichetti sono in uniforme perfetta, intonata al tempo liturgico: entrambi i gruppi non sembrano avvertire il problema dell’orario. Il senso di comunità è forte. La celebrazione è nella lingua locale, il ceceua. Emergono però alcuni limiti: il celebrante arriva con un quarto d’ora di ritardo e non è stata un’eccezione. Le offerte sono portate dai fedeli e ciascuno versa nella cassetta della sua comunità di base (almeno 15 cassette contate). Mi domando se sia un segno di unità o di divisione. Altre osservazioni negative: omelia troppo lunga (la liturgia della Parola è durata 50 minuti), avvisi troppo lunghi. Tempo messa domenicale: 2 ore e 15 minuti! I fedeli non ballavano, anche se si vedeva che avrebbero voluto lasciarsi coinvolgere dai bei canti ritmati che venivano proposti. Non fanno il segno della pace e questo mi rattrista molto. Terminata la messa faccio colazione in giardino con Sofia, la coordinatrice del progetto, Benedetta, che era partita con me e Viola, che ha voluto restare ancora anche se faceva parte del primo gruppo. Mangiamo i plumcake fatti da loro, notevoli. È una giornata speciale: è la festa di Santa Chiara, molto sentita dalle suore, ed è il compleanno (il secondo africano) di Sofia. Sister Anna vuole portarci in gita in un posto speciale, ‘cicala hills’.
È speciale perché aveva tentato di portarci don Ivan ma non avevano poi trovato la destinazione. Quindi neanche lei c’è mai stata. Partiamo e il viaggio si rivela lunghissimo, 4 ore di strada. Per metà su per le montagne su strade sterrate, stile camel trophy. Meno male che ci accompagna la musica della play list strepitosa di Viola. Chiedendo indicazioni ci dicono che dovremmo trovare vicino alla meta una base militare: il mistero si infittisce. Giungiamo ad una pianta color rosso, bellissima, che si distingue in mezzo alla foresta dove siamo finiti. C’è un uomo che vive lì con la moglie ed è vestito da militare. Si propone come nostro scout, accettiamo perché non abbiamo alternative. Prima decidiamo di pranzare coi nostri panini al sacco perché sono le 14. Poi partiamo alla ricerca. Ci sentiamo un po Indiana Jones. La location sembrerebbe l’habitat di leopardi, puma e serpenti ma grazie al cielo non compaiono. Sister Anna decide saggiamente di non venire, camminiamo infatti ancora per un ora con un sole bello caldo e poca riserva d’acqua. Attraversiamo torrenti di montagna e salici con le loro liane, poi finalmente troviamo questo posto: esiste veramente ed una meraviglia! Sono calanchi di argilla scavati dal vento e dall’acqua, che creano almeno tre alte pareti di guiglie offrendo uno scenario molto suggestivo. Ricorda un po’ i camini delle fate in Cappadocia o alcuni tempi birmani in mezzo alla giungla.
Soddisfatti ritorniamo a casa anche se distrutti dal lunghissimo viaggio e un po in apprensione perché sister Anna è molto provata (ha 80 anni). Ma adesso ci attende la torta per Sofia che con tanto amore Sister Anna ha preparato la mattina prestissimo, rubando tempo al suo riposo. Ed è tornato il sorriso ad Anna, quello che sposta le montagne.