Venite in disparte… silenzio e cammino
Tempo di vacanza all'insegna della fraternità per la comunità del Seminario
di Andrea Romoli
“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” (Mc 6,30-34) è questo l’invito che Gesù rivolge ai discepoli dopo averli mandati in missione ad annunciare la sua Parola in mezzo alla gente. Anche noi comunità del seminario al termine del nostro denso anno pastorale abbiamo sentito l’esigenza di ritrovarci insieme per trascorrere un periodo di vacanza all’insegna della fraternità e della condivisione nel magnifico scenario di San Martino di Castrozza, nel Trentino orientale. Insieme a noi seminaristi e ai nostri formatori erano presenti anche il vescovo Erio e una coppia di parrocchiani di San Faustino, Paolo e Francesca, accompagnati dalla cognata Anna, preziosi aiutanti nella gestione della cucina della nostra casa vacanza.
Nell’omelia della Messa Crismale del 2015, papa Francesco mette in guardia i sacerdoti, affermando che una chiave della loro fecondità sacerdotale sta nel come ci si riposa e nel come sentiamo che il Signore tratta la nostra stanchezza. Può succedere al contrario che, sotto il peso del lavoro pastorale, si cada nella tentazione di riposare in modo qualunque, come se il riposo non fosse una cosa di Dio. Anche il tempo libero e di vacanza appartiene al Signore; san Paolo in tal senso ci esorta ricordandoci: “sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1 Cor 10,31). Il papa, sempre in questa omelia, riflette su tre tipi di stanchezze. C’è “la stanchezza della gente, delle folle”: per il Signore come per noi può essere spossante, ma è una stanchezza buona, piena di frutti e di gioia. Il Signore non si seccava di stare con la gente, al contrario sembrava si ricaricasse.
C’è poi la “stanchezza dei nemici”, quella dovuta alla lotta contro il demonio e i suoi seguaci che, instancabilmente e con astuzia, cercano di confondere e zittire la Parola di Dio. In queste situazioni, per evitare di farci cadere le braccia, dobbiamo ricordarci che il Signore ha vinto il mondo e invita noi suoi discepoli ad avere forza e coraggio (“Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo!” Gv 16,33). Infine, c’è la “stanchezza di sé stessi” che il papa definisce come la più pericolosa. Se le altre due sono dovute al fatto di essere esposti, all’uscita da noi stessi per darsi da fare, questa è invece più auto-referenziale, è il giocare con l’illusione di essere qualcos’altro, una forma di mondanità spirituale che alla lunga ci porta a fare le cose senza amore. Solo l’amore dà riposo. “Ciò che non si ama, stanca male, e alla lunga stanca peggio” ricorda il pontefice. Anche noi nel nostro anno pastorale riconosciamo di aver sperimentato un po’ tutte queste situazioni: tanti incontri, tante belle relazioni ospitali nate all’interno delle nostre attività che ci hanno ricaricato e ci hanno aiutato a rendere lode a Dio, ma anche “quello smog mondano e untuoso” che ci si è attaccato inevitabilmente nel cammino fatto nel suo Nome. Di fronte alla maestosità delle stupende pale di San Martino e alla bellezza della natura che ha fatto da sfondo alle nostre camminate è facile recuperare la nostra dimensione di piccolezza, di povere creature che contemplano le opere immense realizzate dal loro Creatore. La montagna, come molti testimoniano, è in tal senso maestra di vita. Ci riporta all’essenziale, a dare il giusto valore e a relativizzare ciò che ci circonda e ci accade.
Salendo in alta quota ogni tanto mi colpiva come a ridosso di alcuni passaggi un po’ impervi (impervi per me che non sono certo un alpinista esperto!) il sentiero dapprima ben tracciato e visibile sembrasse ad un certo punto confondersi in mezzo alle rocce o quasi scomparire del tutto. Fermandomi però qualche secondo per recuperare fiato e lucidità ecco che compariva subito una stradina stretta o qualche appoggio per proseguire il cammino fin su in cima. “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza” (Sal 88), la fedeltà e l’amore del Signore nelle nostre fatiche non vengono meno. Questa consolazione ci deve dare gioia sapendo che “Lui è con noi, tutti i giorni fino alla fine del mondo”, ha cura delle piaghe dei nostri piedi, delle slogature, delle stanchezze, delle nostre incertezze. Siamo dunque grati al Signore per averci aiutato in questa settimana trascorsa insieme a riposare bene, cioè a riposare in Lui e con Lui, vera sorgente che dà ristoro. Approfittiamo per augurare a tutti i lettori e a tutto il popolo di Dio delle buone e serene vacanze.