L’approccio parziale della medicina
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
La definizione di medicina come “scienza ed arte” è proprio vera. Oggi, però, il medico applica la conoscenza della biologia, chimica, clinica e delle altre scienze attraverso rigidi protocolli, facendo certamente ciò che è corretto e previsto ma circoscrivendo il ruolo della medicina alla sola ed esclusiva scienza. La medicina, invece, è anche arte ovvero ciò che si è appreso nello studio e nel tirocinio lo si deve applicare in modo personalizzato, da paziente a paziente, da caso a caso e questo è l’elemento caratteristico che differenzia un medico bravo da un mestierante. Ogni persona, nella sua singolarità, deve essere trattata in modo personale, perché siamo diversi gli uni dagli altri e anche le stesse patologie si manifestano ed evolvono, da persona a persona, in modi diversi. Inoltre, il processo decisionale in medicina, deve tenere conto di diversi fattori che non possono essere esperiti esclusivamente attraverso il metodo scientifico.
L’uomo che soffre ha a che fare con relazioni, sentimenti, un “umano” che deve essere percepito completamente per capire in modo sufficiente il sofferente. Questo emerge se si ascolta attentamente la domanda di senso che ogni paziente elabora ed esprime. La domanda di senso coinvolge la persona come unità di mente, di corpo e di spirito. Cercare il senso di un fenomeno significa ricercarne il significato, quindi, rimandare a qualcosa di più grande. Si tratta di risalire alle cause intese come condizioni di situazione entro cui emerge il fenomeno doloroso della patologia. Se questo è vero, allora, il rapporto di chi cura con la causa della sofferenza è molto più profondo e non si può avere la pretesa di farcela da soli o con l’ausilio di una sola disciplina.
Davanti a queste poche considerazioni emerge molto chiaro il fatto che la medicina è senza dubbio parziale nell’approccio con il malato, o meglio, ha un approccio parziale e deve essere integrata da ogni disciplina che ha come oggetto l’essere umano. Sinceramente questo approccio si sta facendo strada anche in Italia: qualche anno fa, accompagnando mia mamma ad una visita specialistica per un intervento chirurgico, il chirurgo stesso ha fatto capire che ogni caso clinico viene raccolto da uno specialista ma poi discusso in equipe. La cosa mi ha fatto molto piacere perché ho appreso che in quel reparto, con quel direttore, l’impostazione di una medicina olistica e non parziale è la modalità standard del procedere clinico. Siamo sulla buona strada.