Donaci, Signore, il pane del cielo
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 4 agosto 2024
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. (…)». (…) Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
A cura di Annamaria Bulgarelli, Prima comunità neocatecumenale di San Francesco di Carpi
Lectio
Questa domenica Giovanni ci propone un racconto in cui si narra un episodio della vita di Gesù molto significativo. La folla non vede più Gesù, se n’è andato; lo cerca e con le barche attraversa il mare: lo trova. Gesù afferma che la loro ricerca è motivata dalla gratificazione concreta di un avvenimento precedente: avevano mangiato pane e si erano saziati. Invita i discepoli a cercare il cibo che serve per la vita eterna, che il Figlio dell’uomo può dare loro. Alla domanda che cosa si debba fare per compiere le opere di Dio, Gesù è perentorio: credere in Colui che Dio ha mandato. I discepoli chiedono un segno e quasi come una provocazione ricordano a Gesù che i loro padri nel deserto avevano mangiato la manna dal cielo, Mosè aveva provveduto a un bisogno concreto. Gesù afferma che il vero pane dal cielo è lui stesso, pane che dà la vita, per non avere più fame né sete.
Meditatio
E’ importante notare come la folla cerchi Gesù perché ha soddisfatto un bisogno concreto; anche noi spesso ci rivolgiamo a lui per sistemare bisogni della nostra vita, lo usiamo come se fosse al nostro servizio per sistemare le cose che non vanno, per fare la nostra volontà, pensiamo che basti aggiustare un po’ qui e un po’ là: salute, soldi, scuola, lavoro, relazioni. La ricerca dei discepoli è attiva, non aspettano, non stanno fermi, si mettono in barca e attraversano il mare per trovare Gesù: il mare rappresenta ostacoli e incertezze. Anche noi spesso non vediamo Gesù, sembra non ci sia da nessuna parte; vediamo dolore, guerre, sembra che vada tutto male: dov’è? Non possiamo stare fermi a crogiolarci nelle nostre lamentele, anche noi dobbiamo muoverci, “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” dice Isaia (55,6).
Muoverci, cercare, andare, camminare, è importante attivarci, avere un atteggiamento aperto, disponibile, per poter vedere l’azione del Signore nella nostra vita. Occorre però soprattutto chiedere la fede, perché per compier le opere di Dio bisogna credere in Gesù Cristo. Ma quanto crediamo in Gesù? Possiamo accettare che l’interpretazione della nostra storia sia diversa da come la vediamo noi? Possiamo credere che la volontà di Dio sia la nostra salvezza anche se è diversa dalla nostra? Possiamo credere che la nostra salvezza passi dall’abbandono fiducioso a Dio e non dal cambiamento delle cose che non vanno nella nostra vita? Solo se cambiamo prospettiva possiamo credere che Gesù è pane di vita e questo Vangelo ci invita a vedere salvezza solo in Lui: vero pane di vita che salva. Se entriamo con fiducia nella sua volontà e viviamo l’amore che Gesù ha per noi, possiamo essere nella gioia anche attraversando i dolori e le difficoltà della vita, entrando nella nostra storia senza ribellarci.
Oratio
Il Vangelo di questa domenica ci invita a riflettere sulla persona di Gesù e ci invita a pregare perché possiamo coglierne la forza e la grandezza.
Contemplatio
A questo proposito viene in mente Carlo Acutis, giovane che presto verrà canonizzato. Molto devoto dell’Eucarestia, che chiamava “la mia autostrada per il cielo”, è un ragazzo morto di leucemia fulminante a 15 anni che però aveva capito la potenza di questo sacramento: la presenza vera, reale e sostanziale di Cristo. Prima di morire dichiarò di offrire le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa, al suo funerale parteciparono tantissimi poveri che lui aveva aiutato durante il suo percorso scolastico senza che nessuno se ne fosse accorto: ora è un esempio per tutti e per le nuove generazioni. Promise alla madre che le avrebbe dato molti segni della sua presenza, e così è avvenuto: la madre ha potuto generare ancora una nuova vita.
Fractio
“Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (v. 35). Questa parola è per noi oggi, per sperimentare nella nostra vita l’amore e la gioia che solo Cristo ci può dare.
L’opera d’arte
Luca Signorelli, Comunione degli apostoli (1512), Cortona, Museo diocesano. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Dice così Gesù ai suoi discepoli nel Vangelo di questa domenica, alludendo al farsi nutrimento con il suo Corpo sotto il segno del pane. Un mistero che il toscano Luca Signorelli, fra i più grandi pittori del Rinascimento, interpreta attraverso la Comunione degli apostoli nell’ultima cena, ispirandosi alle architetture dipinte da Raffaello nelle Stanze Vaticane.
L’iconografia è inusuale, poiché, invece di raffigurare gli apostoli seduti alla tavola del cenacolo, Signorelli li pone a semicerchio, parte in piedi e parte inginocchiati, ciascuno con un’espressione diversa, intorno a Gesù, che sta distribuendo loro le sacre particole. Tramite una visione prospettica, il gruppo è inserito all’interno di un portico classicheggiante che, sul fondo, si apre al cielo. Degna di nota è, in primo piano a destra, la figura di Giuda Iscariota, voltato verso lo spettatore. Abbassando lo sguardo, quasi a prendere dolorosa consapevolezza dell’atto compiuto, nasconde nella borsa la moneta che ha ricevuto per aver tradito Gesù.