Spazio pubblico di protagonismo
La 50ª Settimana sociale dei cattolici ha visto riuniti oltre mille delegati dalle diocesi italiane. Numerosi interventi di esperti, momenti di confronto e condivisione di buone pratiche
Sergio Mattarella: garanzia di libertà a persone e comunità
“La “democrazia” è una “parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo. È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore. Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere. Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera. Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, a Trieste (3 luglio). “La democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle ‘regole del gioco’ – ha affermato Presidente della Repubblica -. È la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere. Non è democrazia senza la tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa”.
“L’impegnativo tema che avete posto al centro della riflessione di questa Settimana sociale interpella, con forza, tutti”, ha proseguito rivolgendosi ai presenti. “La democrazia, infatti, si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali, in condizioni storiche mutevoli, senza che questo possa indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità”, ha osservato il presidente, domandando: “Si può pensare di contentarsi che una democrazia sia imperfetta? Di contentarsi di una democrazia a ‘bassa intensità’? Si può pensare di arrendersi, ‘pragmaticamente’, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della ‘cosa pubblica’? Può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori?”. “Per porre mente alla defezione/diserzione/ rinuncia intervenuta da parte dei cittadini in recenti tornate elettorali”, ha spiegato Mattarella, secondo cui “occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare”. “La democrazia non è mai conquistata per sempre. Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie. Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale”, ha continuato Mattarella, mettendo in guardia: “Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni tecnocratiche”. La democrazia – ha ribadito – “non è semplicemente un metodo, bensì costituisce lo ‘spazio pubblico’ in cui si esprimono le voci protagoniste dei cittadini”. Alla domanda “a cosa serve la democrazia?”, Mattarella ha risposto citando l’art. 2 della nostra Costituzione: “A riconoscere e a rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità”.
Dal Capo dello Stato poi la sottolineatura: “Il percorso dei cattolici – con il loro contributo alla causa della democrazia – non è stato occasionale né data di recente, eppure va riconosciuto che l’adesione dottrinale alla democrazia fu meno remota perché condizionata dalla ‘questione romana’ con l’accidentato percorso della sua soluzione”. “Ogni generazione, ogni epoca, è attesa alla prova della ‘alfabetizzazione’, dell’inveramento della vita della democrazia”, ha ammonito il presidente, secondo cui si tratta di una “prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea”. “Ebbene, battersi affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia” è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere”, la consegna del Capo dello Stato. “Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme”, ha concluso il presidente: “Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino”.
Papa Francesco: denuncia e cura delle cause
“Nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. È l’appello del Papa, nel discorso conclusivo della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia. “La storia delle Settimane si intreccia con la storia dell’Italia, e questo dice già molto: dice di una Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al bene comune”, l’omaggio di Francesco, che ha citato il beato Giuseppe Toniolo, che ha dato avvio a questa iniziativa nel 1907. “In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici”, ha ricordato Francesco, secondo il quale “si può essere fieri di questa storia, sulla quale ha inciso pure l’esperienza delle Settimane Sociali; e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento per assumere la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo”. Di qui l’attualità della Nota pastorale con cui nel 1988 l’episcopato italiano ha ripristinato le Settimane Sociali, per “dare senso all’impegno di tutti per la trasformazione della società; dare attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi e dei meccanismi economici vincenti; dare spazio alla solidarietà sociale in tutte le sue forme; dare sostegno al ritorno di un’etica sollecita del bene comune; dare significato allo sviluppo del Paese, inteso come globale miglioramento della qualità della vita, della convivenza collettiva, della partecipazione democratica, dell’autentica libertà”.
“La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale – ha proseguito il Papa – e come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata”, l’appello: “Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”. “Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi”, ha puntualizzato Francesco: “Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti! Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide”. “A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi”, l’indicazione di rotta del Papa: “Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile”. “Dobbiamo riprendere la passione civile dei grandi politici che abbiamo conosciuto!”, ha esclamato Francesco a braccio: “Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte”. La visione radicata nella dottrina sociale della Chiesa “abbraccia alcune dimensioni dell’impegno cristiano e una lettura evangelica dei fenomeni sociali che non valgono soltanto per il contesto italiano, ma rappresentano un monito per l’intera società umana e per il cammino di tutti i popoli”. È l’omaggio del Papa al “popolo” della Settimana sociale, riunita al Centro congressi di Trieste. “Così come la crisi della democrazia è trasversale a diverse realtà e nazioni, allo stesso modo l’atteggiamento della responsabilità nei confronti delle trasformazioni sociali è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, ovunque essi si trovino a vivere e ad operare, in ogni parte del mondo”, l’appello di Francesco, partendo dal “cuore”, una delle parole-chiave del titolo della Settimana.