Dov’è finito il dialogo?
Cattolici, impegno politico e partiti
Nel corso della periodica riunione degli uffici comunicazione e dei direttori dei settimanali diocesani dell’Emilia Romagna è emersa come dato comune e particolarmente evidente al termine delle ultime competizioni elettorali, la difficoltà della comunità ecclesiale da un lato a sostenere l’impegno in politica e dall’altro a promuovere un sano ed equilibrato confronto sui contenuti, libero dalle eccessive polarizzazioni degli schieramenti. Condividiamo sul tema il commento di Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente UCSI Emilia Romagna.
di Francesco Zanotti
La questione dell’impegno dei cattolici, intesi per cattolici coloro che, oltre all’impegno politico, si coinvolgono in modo diretto anche nelle attività di organismi diocesani, parrocchie, associazioni e movimenti cattolici, non è ancora del tutto sdoganata, dopo la chiusura dell’esperienza del partito unico, la Democrazia Cristiana, per intenderci. Da allora, non avendo più un punto di riferimento comune, si attuò quella che venne definita la diaspora dei cattolici, diffusi in più partiti e schierati sia a destra, sia a sinistra, sia al centro. Un bene, si disse allora, e a volte si sostiene pure oggi, perché così i cattolici, seppure in minoranza, sarebbe stati sale e lievito nelle rispettive formazioni nelle quali militavano o venivano eletti. La storia recente ha dimostrato quanto sia complesso che si realizzi quanto in ipotesi. In maniera diffusa si è verificato un appiattimento delle posizioni verso il blocco che costituisce la parte preponderante dei raggruppamenti.
Nella storia recentissima, anche quella delle ultime elezioni europee e amministrative, con lo scontro politico che si sta sempre più polarizzando, da una parte la coalizione guidata da Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia, dall’altra il Pd con Elly Schlein, ha mostrato tutti i limiti per la presenza dei cattolici e per una loro rilevanza. Lo dico con grande timore e grande rispetto per chi ha deciso di impegnarsi in prima persona. Lo scontro, tuttavia, è stato talmente aspro, anche fra cattolici negli opposti schieramenti con accuse di stare dalla parte sbagliata, da attendere con ansia, e anche con preoccupazione crescente, la fine della campagna elettorale. Sì, perché non se ne poteva più di questa battaglia interna alla comunità cristiana. Non se ne poteva più di questo guardarsi in cagnesco pensando a uno che poteva appartenere allo schieramento opposto. La Chiesa per definizione è il luogo dell’inclusione, non dell’esclusione. Papa Francesco non smette mai di dire: «Tutti, tutti, tutti». Nella Chiesa nessuno si deve sentire ai margini e nemmeno fuori, se si ha il reale desiderio di fare parte della comunità cristiana. Porto come esempio la candidatura dell’ex direttore del quotidiano di ispirazione cattolica Avvenire, Marco Tarquinio, di cui ho già trattato in questo spazio.
Non comprendo l’acredine con cui la sua candidatura prima e la sua elezione poi sono state accolte dai cattolici dello schieramento opposto. Tarquinio, nel Pd, di certo non le manda a dire a nessuno, tanto è vero che si è preso numerose reprimende per le sue posizioni in favore della vita, contro l’aborto, contro la maternità surrogata e argomenti simili. Ma se ne è prese altrettante per la sua candidatura con il Pd e lo schieramento di centrosinistra. Oggi non esiste un’unica scelta per quanti, tra i fedeli, desiderano impegnarsi in politica. Le opzioni sono numerose, poi tocca ai singoli assumersi la responsabilità personale di tradurre la fede in politica, l’arte della mediazione per eccellenza. Per esemplificare ricordo il caso della legge 40 sulla fecondazione assistita approvata in Italia nel 2004 anche con il beneplacito della Cei, guidata allora dal cardinale Camillo Ruini. Non era di certo una legge per così dire cattolica, ma almeno regolamentava la materia, poneva un freno a quello che allora veniva definito il supermarket. Era il minor male possibile. E fu raggiunto anche grazie ai voti dei cattolici. Sbandierare i principi forse in molti casi non porta a nulla.
Cercare di tradurli in prassi, grazie anche a un notevole lavoro di mediazione e cucitura, come avvenne quando fu scritta la Costituzione italiana, potrebbe essere una delle caratteristiche dei cattolici in politica, in ogni schieramento. Uomini e donne del dialogo, in favore della vita, dalla nascita, nel durante e fino alla morte naturale, per la pace e per la difesa della dignità delle persone, sempre e comunque. Chiedo troppo? Magari a domandare tanto, qualcosa si ottiene.