80° dell’assassinio di Leopoldo Gasparotto, “partigiano e alpinista”
Sabato 22 giugno a Carpi si commemorano gli 80 anni dell’assassinio di Leopoldo Gasparotto, “partigiano e alpinista”. Alle 9.30, presso il cippo di via dei Grilli nella frazione di Fossoli sarà reso omaggio alla memoria del partigiano assassinato dai nazifascisti
Cippo in memoria di Leopoldo Gasparotto nel 70° anniversario della morte (2014, foto archivio)
Il 22 giugno 1944, Leopoldo Gasparotto, avvocato, alpinista provetto, importante membro del Partito d’Azione e partigiano con un ruolo centrale nelle Brigate Giustizia e Libertà in Lombardia, è prelevato dalla sua baracca al Campo di Fossoli, nel quale era internato dal 27 aprile dello stesso anno, e barbaramente assassinato nella campagna tra Fossoli e Carpi.
Sabato 22 giugno la Fondazione Fossoli e la locale sezione Anpi, alla presenza del sindaco di Carpi, renderanno omaggio alla sua figura, a 80 anni dalla morte.
L’appuntamento è alle 9.30 presso il cippo sito in via dei Grilli, a Fossoli di Carpi.
Saranno presenti il sindaco di Carpi Riccardo Righi, la presidente Fondazione Fossoli Manuela Ghizzoni e il presidente della Sezione Anpi di Carpi Lucio Ferrari.
La commemorazione precede di pochi giorni quella che ricorda la strage del Poligono di Tiro di Cibeno, che avvenne il 12 luglio del 1944, e nella quale trovarono la morte 67 internati politici del Campo di Fossoli, tra i quali molti compagni di Gasparotto.
Il cippo di Gasparotto è uno dei 20 siti inseriti nel progetto Tracce della storia (https://traccedellastoria.eu/) – che ha ottenuto il riconoscimento ufficiale e il finanziamento del Governo della Repubblica Federale di Germania, attraverso la propria ambasciata a Roma, e che si avvale anche del partenariato del Memoriale di Dachau – che permette, tramite un QRcode presente in ognuno dei luoghi, di ricostruire gli eventi e le figure protagoniste del periodo della Seconda guerra mondiale.
Profilo biografico sintetico
Leopoldo Gasparotto (Milano 1902 – Fossoli 1944) nasce in una famiglia guidata da ideali risorgimentali e mazziniani. Il padre, l’avvocato Luigi Gasparotto, è deputato e ministro dell’Italia liberale; “Poldo” ne segue le orme professionali e dopo la laurea in giurisprudenza lavora nello studio di famiglia. All’attività forense, il giovane Leopoldo affianca la passione per la montagna, che lo porta a compiere ardite imprese alpinistiche, in Italia e sul Caucaso. Già prima della capitolazione dell’8 settembre 1943 è riconosciuto quale importante esponente del movimento azionista; dopo l’occupazione nazista assume un ruolo centrale nel comando delle Brigate Giustizia e Libertà, partecipando anche alle riunioni del CLN di Milano in qualità di collaboratore di Ferruccio Parri. Catturato in seguito a delazione, è dapprima internato al carcere di San Vittore dal dicembre 1943 all’aprile del 1944, dove subisce torture che, tuttavia, non lo porteranno a svelare i nomi dei compagni. Trasferito al Campo di Fossoli il 27 aprile 1944, diventa presto punto di riferimento per i suoi compagni di prigionia. Il 22 giugno 1944 è prelevato dalla sua baracca e barbaramente assassinato nella campagna tra Fossoli e Carpi. Sospettando il peggio, poco prima di essere ucciso consegna il suo diario al compagno fidato Ferdinando Brenna, fucilato insieme ad altri 66 prigionieri politici nella strage del poligono di tiro di Cibeno, il successivo 12 luglio.
A Leopoldo Gasparotto è stata assegnatala Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per il ruolo e l’impegno profusi nel movimento resistenziale, con la seguente motivazione: “Avversario da antica data del regime fascista, già prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 organizzava il movimento partigiano nella Lombardia. Nominato successivamente comandante militare delle formazioni lombarde «Giustizia e Libertà», dava impulso all’iniziativa, esempio a tutti per freddo e sereno coraggio, dimostrato nei momenti più difficili della lotta. Caduto in agguato tesogli per vile delazione, sopportava il carcere di San Vittore subendo con superbo stoicismo le più atroci sevizie, che non valsero a strappargli alcuna rivelazione. Trasportato nel campo di concentramento di Fossoli per essere deportato in Germania, proseguiva imperterrito a lottare per la causa e tentava di organizzare la fuga e l’attacco ad una tradotta tedesca per salvare i deportati avviati al freddo esilio e alla lenta morte. Sospettato per la sua nobile attività, veniva vilmente trucidato dalla ferocia nazista”.