Il Signore è bontà e misericordia
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 9 giugno 2024
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”. Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.
A cura di Diac. Stefano Zerbini e Brunetta Costa, vicedirettori dell’Ufficio Catechistico Diocesano
Lectio
Gesù è l’uomo delle relazioni vere, quelle che costruiscono, quelle in cui ci si mette in gioco visceralmente. Rifiuta lo scontro fine a sé stesso, dove non c’è ricerca di verità. Eppure nel Vangelo che oggi la liturgia ci offre è costretto a ribattere proprio partendo dalla malafede dei suoi interlocutori: ne va della giusta interpretazione del suo messaggio, della sua stessa esistenza. I farisei venuti da Gerusalemme, non riuscendo ad accettare ciò che Gesù dice e fa, tentano di screditarlo buttando nel campo del male ciò che di bene Gesù sta operando. Per capire che il bene e il male sono due realtà differenti l’una dall’altra non occorre essere teologi: basta essere cercatori onesti di verità. La semplice risposta di Gesù, improntata ad un radicale buon senso, fa cadere la provocazione dei farisei: ogni potere che si metta contro sé stesso è destinato a soccombere e a sparire: sarebbe sciocco da parte sua utilizzare una strategia perdente fin dall’inizio.
Ma Gesù è uomo delle relazioni, le cerca, anche nelle situazioni più disperate: tiene sempre davanti a sé l’altro, lo considera lo contempla. Con una brevissima parabola chiarisce la sua posizione e la sua missione: è venuto a combattere il male, in ogni sua forma. È Lui che lega l’uomo forte, Satana, per saccheggiargli la casa e portargli via i beni che si è accaparrato, è Lui il più forte venuto a combattere e sconfiggere il male per dare dignità ad ogni uomo, donargli quell’amore che da sempre tutti cercano disperatamente e regalare un perdono solo da accogliere, non da meritare. Gesù ha già vinto il male (brano delle tentazioni) e vuole liberarci dal peccato: cioè dalla mancanza di comunione con noi stessi, con i fratelli, con il Padre. Definita la sua posizione, ora Gesù chiarisce la posizione dei suoi interlocutori come quella di coloro che bestemmiano lo Spirito Santo. Il brano evangelico finisce con la constatazione da parte dei farisei che Gesù è veramente un indemoniato; sta qui il senso del bestemmiare lo Spirito Santo: ingiuriare, maledire, distorcere l’Amore. È il peccato di chi rifiuta la verità, è il peccato di chi nega e calpesta la verità dell’altro. La bestemmia contro lo Spirito Santo è mascherare, alterare e utilizzare la manifestazione dell’Amore di Dio a proprio vantaggio, perfettamente consci di quello che si sta facendo. Per Gesù è il peccato non dei deboli, dei fragili, dei dubbiosi, ma di coloro che cercano la propria gloria mettendosi al posto di Dio, usando e abusando del Suo messaggio.
Meditatio
Il Vangelo di oggi mette a nudo le nostre povertà ma, insieme, ci assicura un Amore che ha già vinto le tenebre. Capire cosa significhi bestemmiare lo Spirito Santo ci rende più accorti e più attenti davanti alla mercificazione dell’uomo e del creato, critici nei confronti di chi fa dello sfruttamento o della non accoglienza dei fratelli una operazione ricercata, giustificata, razionale o addirittura ben motivata. L’operazione di demonizzare il bene quando tocca i nostri beni è più consueta di quanto sembri, sia in ambito politico che spirituale o economico. Non cercare o addirittura il misconoscere i segni dello Spirito quando non confermano ciò che si pensa rende nel tempo i nostri cuori imperdonabili senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Ma nel Suo amore e nella Sua vittoria sul male siamo chiamati fin da adesso a liberare ogni forma di bene, riconoscendola e soprattutto accogliendola anche quando non rientra nei nostri parametri.
Oratio
Facciamo nostra questa preghiera: “Signore Dio, noi ti preghiamo: venga il tuo regno su di noi, nella potenza dello Spirito Santo, affinché aderiamo pienamente e con fiducia alla Tua Parola e la possiamo testimoniare con una fedele condotta di vita”.
Contemplatio
Ricordiamo don Francesco Venturelli, la sua sensibilità e capacità di non mistificare né distorcere l’Amore quando sarebbe stato facile farlo per mettersi al sicuro da ogni inconveniente. Una sensibilità e una fedeltà alla Parola, quasi presa alla lettera, che lo hanno portato a non sottrarsi alla morte nemmeno davanti ad una bugia di bene che nascondeva solo odio e male. Portiamo nel cuore questa domenica una frase di questo santo parroco, forse una delle sintesi più bella di questo Vangelo festivo: “Al male si risponde con il bene: perché uno che fa il male è uno che ha bisogno di amore”.
L’opera d’arte
Gerard David, Congedo di Cristo da sua madre (circa 1500), New York, Metropolitan Museum of Art. “Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. E’ l’invito di Gesù, come ha affermato Papa Francesco, “a mettere i legami famigliari nell’ambito dell’obbedienza della fede e dell’alleanza con il Signore”, ambito che “li protegge, li svincola dall’egoismo, (…) li porta in salvo per la vita che non muore”. E’ in questa prospettiva che va letto il soggetto iconografico del congedo di Cristo da sua madre, episodio non narrato dai Vangeli canonici ma tramandato dalla tradizione medievale.
Dunque, poco prima della Domenica delle Palme, Gesù avrebbe incontrato la madre nella casa di Marta, Maria – identificata in passato come la Maddalena – e Lazzaro a Betania, per annunciarle la definitiva andata a Gerusalemme, luogo dell’ormai imminente passione e morte. Un congedo che il grande maestro fiammingo Gerard David immagina dato da Cristo con un sereno e solenne distacco: mentre Maria Maddalena piange sconsolata, la Madonna, con il volto addolorato ma composto, accetta a mani giunte, in preghiera ed obbedienza, il supremo sacrificio. A lei va il gesto di benedizione del figlio.
V.P.