Mirandola. La cerimonia del XVI Premio Pico della Mirandola
Il riconoscimento a Roberta Metsola, Paolo Savona e al cardinale Matteo Zuppi
Ancora un grande successo per la cerimonia di assegnazione del Premio Pico della Mirandola, giunto alla XVI edizione, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola e dal suo presidente Francesco Vincenzi, con il supporto di una giuria e di un comitato scientifico. Domenica 26 maggio presso l’Aula Rita Levi Montalcini a Mirandola, circa 400 persone tra autorità, ospiti e cittadini hanno preso parte all’evento che ha avuto come apice la lettura dei profili e delle motivazioni che hanno portato alla scelta delle personalità premiate e il loro discorso di ringraziamento per la Metsola con un videomessaggio, Savona e Zuppi in presenza. Come anticipato nei giorni scorsi il Premio Pico della Mirandola 2024 è andato a Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo (Premio Internazionale), a Paolo Savona, economista (Premio Nazionale), e al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Premio Speciale). La giuria presieduta dall’economista Rainer Masera ha svolto approfondite valutazioni dei candidati al premio mantenendo uno sguardo sui profili personali ma anche sulle sfide più gravi che incombono in questo momento in Europa e nel mondo, sotto il profilo politico, economico e sociale.
A Giovanni Azzone, presidente Cariplo e ACRI, è stato affidato il compito di motivare il premio speciale al cardinale Matteo Zuppi, evidenziando nel suo magistero e nelle sue iniziative l’attenzione alla persona, specie i più fragili, l’aderenza alla realtà dei fatti e delle situazioni che l’hanno visto per questo mediatore in tante situazioni di conflitto e la sua grande capacità di dialogo. La risposta del cardinale Zuppi è stata in gran parte incentrata sul tema della pace che non corrisponde allo “stare in pace” ma a cercare di vivere insieme in una interdipendenza inevitabile e virtuosa. Infine ha rivolto un accorato appello a non arrendersi alla logica del male, a restare sognatori con i piedi per terra e soprattutto un invito alla responsabilità: a 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, ci stiamo accorgendo che il tempo di pace che stiamo sperimentando rischia di essere solo una tregua. Per questo motivo occorre ridare fiducia e credibilità agli strumenti creati per risolvere i conflitti come l’ONU e ha citato il discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite del 1965.