Agesci Carpi 6 con Papa Francesco all’Arena di Pace a Verona
Racconto dell’esperienza vissuta da due membri del gruppo Agesci Carpi 6 (parrocchia del Corpus Domini), Chiara Consorti, capo gruppo, e Giacinto Venneri, capo clan, all’incontro con Papa Francesco a Verona lo scorso 18 maggio nell’ambito della “Arena di Pace”
Chiara Consorti e Giacinto Venneri
Pubblichiamo il racconto dell’esperienza vissuta da due membri del gruppo Agesci Carpi 6 (parrocchia del Corpus Domini), Chiara Consorti, capo gruppo, e Giacinto Venneri, capo clan, all’incontro con Papa Francesco a Verona lo scorso 18 maggio nell’ambito della Arena di Pace 2024.
Sono le 5.00 di sabato 18 maggio e la sveglia suona. Il mondo è ancora quasi tutto in ordine. Alle 5.30 arriva il mio compagno di viaggio, Giacinto, amico raro e prezioso, e partiamo. Verona arriviamo. Caro Papa Francesco arriviamo. Piazza Bra ci accoglie meravigliosa e solenne come sempre. Un incontro fugace con chi ci consegna i biglietti per entrare in Arena, e tempo 1,2,3 entriamo. Lo stupore è nei nostri occhi. La mattina l’abbiamo passata tutta in Arena. Le “Arene di Pace” nascono a Verona nel 1986 come grandi momenti assembleari all’interno dell’anfiteatro romano situato nel centro storico di Verona. Hanno coinvolto e coinvolgono diverse realtà mettendo a fuoco diversi temi su cui l’umanità viva, riflette. E noi quest’anno ci siamo, orecchie tese.
Arena di Pace 2024 – Giustizia e pace si baceranno. La Pace è un bene indivisibile, l’impegno per la pace implica la sua declinazione in tutti gli ambiti della nostra vita. Cinque ambiti dai quali partire per coinvolgere ogni persona che ha a cuore la pace. Una pace fatta di parole e opere, pensieri e azioni, che come educatori Agesci vogliamo agire. Migrazioni. Ambiente/Creato. Lavoro, Economia e Finanza. Diritti e Democrazia. Disarmo.
Per ogni tema, alcuni esponenti narrano a Papa Francesco le loro riflessioni e lo interrogano.
La pace va organizzata, Tavolo Democrazia e Diritti. Mahbouba Seraj, candidata al Nobel 2024, chiede: “Come possiamo far funzionare l’opera di pace?”. Francesco nitidamente risponde: “Uno più uno fa tre: questo è il miracolo di lavorare insieme”.
La pace va promossa, Tavolo Migrazioni. Elda Baggio, operatore umanitario di “Medici senza frontiere” insieme a João Pedro Stédile esponente sapiente del Movimento dei senza terra in Brasile, con il cuore in mano chiedono: “La conversione di prospettiva è difficilissima, come promuovere questo cambiamento di prospettiva? Che cosa ci può aiutare a farlo?”. Papa Francesco con una saggezza e una velocità di pensiero, da far invidia a molti trentenni, dice: “Bisogna stare a fianco dei piccoli, rispettare la loro dignità, ascoltarli e fare in modo che la loro voce possa farsi sentire senza essere filtrata. Incontrare i piccoli e condividere il loro dolore. E prendere posizione al loro fianco contro le violenze di cui sono vittime, uscendo da questa cultura dell’indifferenza che si giustifica tanto”.
La pace va curata, Tavolo Ambiente/Creato. Vanessa Nakate, attivista ugandese e Annamaria Panarotto chiedono: “Costruire relazioni di giustizia fra tutti i viventi richiede tempo. Come ritrovarlo in quest’epoca segnata da velocità e immediatezza?”. Papa Francesco: “La pace non si inventa da un giorno all’altro. La pace va curata. Se noi non curiamo la pace ci sarà la guerra, piccole guerre, grandi guerre. La pace va curata, e oggi nel mondo c’è questo peccato grave: non curare la pace!”.
La pace va sperimentata, Tavolo Disarmo. Sergio Paronetto e Andrea Riccardi chiedono: “Come essere, in questo momento così complesso, artigiani di pace, mediatori anche di fronte ai conflitti vicini e lontani?” e Papa Francesco “è necessario costruire una società dove si prendono i conflitti per mano e si dialoga, allora sì che avremo una società di futuro”.
La pace va preparata, Tavolo Lavoro ed economia. Maoz Inon, imprenditore israeliano e Aziz Sarah, imprenditore palestinese, affiancati dall’economista Roberto Romano, chiedono al Santo Padre: “I giovani come possono essere imprenditori di pace quando i luoghi di formazione spesso sono influenzati da paradigmi tecnocratici e dalla cultura del profitto ad ogni costo?”. E lui “è necessario lavorare per la pace al proprio popolo, tutti i giorni, sempre. La guerra è una sconfitta, una sconfitta storica e una sconfitta di tutti noi”.
Caro Francesco, come educatori Agesci ci sentiamo più che mai chiamati oggi. Da Te. A Te doniamo il nostro umile Sì, il nostro Eccoci.
Perdonaci se il nostro passo di azione sarà più lento del tuo. Ti promettiamo che tutti i giorni faremo del nostro meglio per mettere un mattoncino per costruire la società della Pace, della vera Pace.
Sorreggi la nostra mano, potremmo vacillare.
Parla al nostro cuore e illumina i nostri passi.
Siamo qui.
“Su, costruttori di pace, è ora di mettersi in cammino”.
Chiara Consorti