Patrono 2024. Giovani, fede e spiritualità quale futuro?
L'intervento di Paola Bignardi al convegno sulle nuove generazioni e il loro rapporto con la chiesa
“Per la chiesa e per la società questo è un tempo per persone creative e audaci”. Così Paola Bignardi ha concluso il suo intervento nella mattina di oggi, sabato 18 maggio, nell’ambito del convegno “Accogliere nei giovani un futuro inatteso”. Bignardi, pedagogista, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori ha presentato in quattro passaggi la ricerca dal titolo “Cerco dunque credo? – I giovani e una nuova spiritualità” (ed. Vita e Pensiero) realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano.
A parte la spietata legge dei numeri che segnala un crollo del senso di appartenenza alla religione cattolica dei giovani (dal 58% del 2013 al 33% del 2023, con una prevalenza significativa tra le ragazze) e nella lettura qualitativa dell’indagine che si riscontrano le più forti provocazioni che le nuove generazioni lanciano alla chiesa percepita come sempre “più vecchia” e a loro lontana. Sono emersi punti cruciali che dovrebbero far sobbalzare preti ed educatori ancora desiderosi di spendersi per i giovani piuttosto che arroccarsi nella zona di confort delle sagrestie, dei riti e delle pratiche devozionali.
Giovani che sentono la presenza di Dio, non si pongono il problema di dimostrarne l’esistenza ma non riescono ad individuare una modalità di relazione con Dio, se non nell’intimità della sfera individuale. Un approdo spirituale intimo, senza comunità, che pervade l’essenza stessa dell’umanità ma non si mescola con il religioso, tanto meno con un’appartenenza specifica. D’altra parte, ha ricordato Bignardi, la bibbia stessa afferma che “dello spirito di Dio è piena la terra non solo il cuore dei credenti”. Ecco che in questo viaggio in cerca di se stessi, c’è il desiderio di un cristianesimo, umano, dialogico accogliente, fede ricca di spiritualità e una chiesa che assomiglia “ad cena a casa di amici”. L’augurio è che si parta da qui per una verifica seria a livello della chiesa locale, che non deve riguardare solo chi si occupa di pastorale giovanile.
L.L.