Le uscite irresponsabili di un politico narcisista contro un prete coraggioso
In punta di spillo, una rubrica di Bruno Fasani
Caro don Maurizio Patriciello, abbiamo imparato a conoscerti da tempo. All’inizio, ti leggevamo su Avvenire e ogni volta era un domandarsi a quale calamaio attingessi la penna prima di scrivere. L’incertezza oscillava tra il cuore e il vangelo. Poi abbiamo capito in quale contesto operavi e allora tutto ci è diventato chiaro, perché non si può vivere in certi ambiti se non per doni di Grazia particolari, che amplificano la fede e, in contemporanea, la capacità di amare.
Pensando alla tua parrocchia, quella di Parco Verde di Caivano, periferia nord di Napoli, ci chiedevamo se un redivivo Carlo Levi, confinato nel 1935 per antifascismo nelle profonde terre lucane, scriverebbe ancora il suo Cristo si è fermato ad Eboli, oppure se non troverebbe il tempo per fermare la sua attenzione sulle terre dove ogni giorno consumi il deposito delle tue forze fisiche e morali. La violenza, che danza come una nuova Salomè in cerca di teste innocenti intorno alla tua casa, ha il sapore di un brigantaggio dai toni disperati di distruzione e di morte, senza speranza. Camorra è il male oscuro che lambisce gli animi e ti ruba la gente.
E ancora tornano alla mente le parole di Carlo Levi: “Lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall’altra parte”. Levi aggiungeva ancora: “Non può essere lo Stato a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato”. E delle sue varie articolazioni, aggiungiamo noi. Cominciando dalla Regione e, giù giù, fino alle province e i comuni che dovrebbero governare il territorio, promuovendone la crescita e la sicurezza.
Ci sono voluti i fatti drammatici accaduti nella tua parrocchia che hanno fatto parlare l’Italia, con la violenza inaudita su giovani bambine, perché il governo desse qualche segnale di presenza, intervenendo direttamente e mandando sul luogo un Commissario governativo, con il compito di risanare il territorio di Caivano. Lo stesso Commissario, nei giorni scorsi, ti ha invitato insieme ad altre persone ad ascoltare un intervento della Presidente del Consiglio sul tema della riforma costituzionale del premierato. E così, per educazione, per curiosità o forse per riconoscenza, tra le centinaia di ospiti c’eri anche tu. Ma la cosa deve essere risultata indigesta allo strombazzante tuo presidente di Regione, tale Vincenzo De Luca, il quale ha trovato il modo di far girare ai quattro venti questo illuminato pensiero: “È stato un momento di commozione vedere la Meloni che presenta il suo progetto a noti costituzionalisti, fra i quali ho notato in particolare Iva Zanicchi e Pupo. C’era anche un prete del nostro territorio, conosciuto come il Pippo Baudo dell’area Nord di Napoli, con relativa frangetta. Sono momenti davvero imperdibili”.
Mi sono chiesto quali possano essere le ragioni che hanno ispirato tanta generosa acutezza. Su due piedi mi viene da pensare all’invidia. Quell’allusione a Pippo Baudo rimanda ad una notorietà mediatica che potrebbe risultare intollerabile alle pulsioni narcisistiche di un governatore, sempre alla ricerca di una visibilità in salita, se non fosse per le parodie di Crozza che ne celebrano il ridicolo sugli schermi nazionali.
Ma forse la ragione più vera e più subdola è nascosta nell’intolleranza di un uomo di Sinistra incurante di buttare il disprezzo e il rischio per la vita su chi osi relazionarsi, nei toni della civiltà e del dialogo, con esponenti della Destra. Insomma colpirne uno, per educarne cento, detta alla Mao Tse Tung. Poi non importa se don Maurizio deve vivere sotto scorta, perché la camorra gli mette le bombe fuori della canonica. Abbi la nostra stima, caro fratello, in attesa che De Luca faccia tesoro di Carlo Levi.