Cappellanie: strumento e metodo della Pastorale della salute
“Le cappellanie, strumento e metodo per la Pastorale della salute”: questo il titolo dell’incontro a Modena organizzato dalla Pastorale della salute delle diocesi di Modena e di Carpi. E’ intervenuto, fra gli altri, il vescovo Erio Castellucci
Si è tenuto a Modena lo scorso 2 maggio, presso la parrocchia di Gesù Redentore a Modena, un incontro dal titolo “Le cappellanie, strumento e metodo per la Pastorale della salute”.
L’incontro era rivolto innanzitutto ai componenti delle cappellanie delle diocesi di Modena e di Carpi, ospedaliere territoriali e miste, per approfondire e vedere la cappellania come modello di Pastorale della Salute nei nostri Ospedali e nelle nostre Parrocchie e CRA (Case di Residenza per Anziani non autosufficienti, ex RSA).
Relatori dell’incontro sono stati don Paolo Fini, di Torino e don Carlo Niamba, cappellano dell’ospedale di Baggiovara con la conclusione dell’Arcivescovo don Erio Castellucci.
Don Paolo Fini ha portato la sua esperienza nella diocesi di Torino, una realtà complessa, che conta 28 ospedali, 150 RSA, 8 Hospice, ed altre strutture sparse sul territorio.
Don Paolo ha innanzitutto ricordato che la pastorale della salute è un compito di tutta la comunità cristiana; compito che si traduce con l’educare e promuovere la persona a preservare e curare la salute, a vivere il tempo della malattia, ad accompagnare al morire e al lutto.
La pastorale della salute è attenta alla guarigione integrale della persona, rivaluta i fattori sananti (salvifici e salutari) dentro le varie forme del suo agire riscoprendo il rapporto sacramentale tra salute e salvezza.
Nell’ambito della pastorale della salute hanno un ruolo fondamentale le cappellanie.
La cappellania è di fatto un organismo canonico di diritto diocesano, diretto ad assicurare l’accompagnamento spirituale di credenti e non credenti che ne facciano richiesta, che si occupa dell’evangelizzazione del malato e di chi lo assiste, e della cura pastorale degli operatori sanitari nelle varie articolazioni cliniche, operative e amministrative.
All’intervento di don Paolo Fini, è seguito quello di don Carlo Niamba, che ha parlato della Cappellania di Baggiovara di cui è responsabile da molti anni. Don Carlo ha ricordato che il servizio del cappellano fa parte del processo di cura del malato. Guarire, curare, consolare sono compiti affidati ai medici, al personale sanitario, agli assistenti religiosi, ciascuno con il proprio ruolo. Ruoli che però sono però interdipendenti: la cura fisica in senso stretto spetta ai medici; ma anche la consolazione e il supporto spirituale aiutano a guarire.
Nei compiti del cappellano rientrano anche il supporto ai parenti delle persone malate, in tutte le fasi della malattia, compresa quella della morte e l’elaborazione del lutto, il supporto e l’aiuto agli operatori sanitari per sostenerli nel loro compito.
Monsignor Castellucci ha concluso gli interventi, ricordando come la cura degli ammalati sia una priorità per la comunità cristiana. Ricordando la parabola evangelica del buon samaritano, don Erio ha fatto notare che la parabola è incompiuta; infatti non sappiamo se è a lieto fine, cioè se alla fine l’uomo vittima dei briganti è sopravvissuto ed è guarito.
La cosa importante che la parabola mette in evidenza è l’attenzione del buon samaritano nei confronti dell’uomo che soffre e il suo spendersi in termini di tempo e di denaro per lui, coinvolgendo anche altre persone, (l’albergatore) per assicurargli cura e assistenza.
La presenza di don Erio a questo incontro è stata un segno forte della sua grande attenzione per il mondo dei malati; come assistenti religiosi, volontari e operatori della pastorale della salute gli siamo riconoscenti e vogliamo esprimergli la nostra grande stima per il lavoro che svolge nella Diocesi.
Dante Zini (Responsabile Ufficio Pastorale della Salute di Modena)
p. Angelo Morandi (Cappellano al Policlinico di Modena)