Al Ramazzini una Breast Unit “di prima classe”: certificazione EUSOMA per il 6° anno di fila
Si conferma ad altissimi livelli l’équipe multidisciplinare dell’Azienda USL di Modena che assiste le donne con tumore al seno: tra le caratteristiche più apprezzate l'integrazione tra i professionisti coinvolti, il fondamentale supporto del personale infermieristico, la presa in carico totale di ciascun paziente e l’attenzione particolare alla qualità di vita
“Il team di auditori ha apprezzato la dedizione del personale nel creare un centro senologico di prima classe”. Si legge così tra le motivazioni del rinnovo della certificazione EUSOMA alla Breast Unit multicentrica dell’Azienda USL di Modena, che ha sede principale presso l’Ospedale Ramazzini di Carpi. La Breast Unit è l’unità che si occupa della diagnosi e del trattamento del tumore al seno. L’attestato di qualità europea rilasciata dalla Società Scientifica Eusoma giunge per il sesto anno consecutivo, a conferma dei livelli d’eccellenza raggiunti dall’équipe multidisciplinare diretto dalla dottoressa Katia Cagossi, inserito all’interno della Struttura complessa di Oncologia di Prossimità di cui è direttrice facente funzione la dottoressa Claudia Mucciarini.
Tra gli aspetti particolarmente apprezzati l’integrazione tra i professionisti coinvolti, il fondamentale supporto del personale infermieristico, la presa in carico totale di ogni paziente, l’attenzione particolare alla qualità di vita e il tasso di sopravvivenza a 5 anni del 93,5%. I certificatori europei hanno verificato che tutti gli indicatori di performance in patologia senologica fossero rispettati presso il Centro Senologico, confermandone così l’esito positivo. Non è stata identificata alcuna non conformità maggiore e i pochi rilievi minori che sono stati evidenziati sono già stati affrontati dai professionisti dedicati alla patologia mammaria.
“C’è tanta soddisfazione per questo riconoscimento europeo – afferma la dottoressa Cagossi –. Da quest’anno è stata posta maggiore attenzione alle pazienti con tumore metastatico: i valutatori hanno espresso apprezzamento per il nuovo progetto del Percorso Benessere, dedicato alle donne in follow up sia con diagnosi precoce che metastatiche. Il tumore della mammella e i suoi trattamenti possono causare pesanti effetti collaterali come stanchezza, affaticamento, nausea, dolore e dispnea, che possono ridurre la qualità di vita correlata alla salute delle pazienti. Ottimizzare la qualità della vita è ovviamente importante per tutti, ma soprattutto per i pazienti affetti da malattia metastatica e sottoposti a trattamenti continui. Migliorando la qualità della vita attraverso un’idonea gestione dei sintomi, possiamo aiutare i pazienti oncologici a godersi meglio la loro vita personale, sociale e se possibile anche lavorativa. Aspetti, questi, descritti molto bene dallo studio Preferable Effect, in cui 357 pazienti con carcinoma mammario metastatico hanno partecipato a un programma di esercizio fisico strutturato di nove mesi, riportando una riduzione della stanchezza e un incremento della qualità di vita. Da questa consapevolezza maturata nasce il nostro Percorso Benessere, un programma di lavoro, personalizzato in base alle condizioni di salute di ciascuna persona, redatto da un medico esperto nella riattivazione motoria, in collaborazione con le chinesiologhe specialiste in attività motoria preventiva e adattata. Inoltre, grazie alla disponibilità di un medico volontario AMO, nel percorso è prevista l’attività di ascolto e consulenza personalizzata per promuovere un adeguato stile di vita verso l’abolizione di condotte a rischio e prevenire malattie croniche come diabete, ipertensione e obesità, che, sempre più frequenti nella nostra popolazione, riducono l’aspettativa di vita e contribuiscono ad aumentare il rischio di ripresa della malattia oncologica. Il percorso è aperto alle pazienti oncologiche in tutti gli stadi”.
Il modello Breast Unit, che assicura l’integrazione fra i vari specialisti dedicati alla senologia e la discussione multidisciplinare di ogni caso anche per evitare il sovratrattamento delle pazienti, è risultato vincente per una neoplasia che colpisce oltre 55.000 donne ogni anno in Italia. Nel 2023 la Breast Unit dell’Ausl di Modena ha preso in carico 200 pazienti, effettuando 175 interventi e 4.320 visite di controllo e di presa in carico. Inoltre sono state eseguite valutazioni individuali del rischio per 67 donne, di cui 20 sono state avviate alla consulenza genetica di secondo livello.
Nei primi tre mesi del 2024 sono già state prese in carico dalla Breast Unit 81 nuove pazienti a tutti gli stadi. “Le donne che ricevono una diagnosi di tumore mammario metastatico iniziano a convivere con una malattia cronica, curabile ma generalmente non guaribile – aggiunge Cagossi –. Il cardine del trattamento del tumore mammario metastatico è fondato sulla terapia farmacologica sistemica, che ha l’intento di agire attivamente su tutte le sedi macroscopiche e microscopiche di malattia. Negli ultimi 20 anni, grazie all’individuazione dei diversi sottotipi di tumore mammario e alla comprensione dell’eterogeneità biologica di questa malattia, si è assistito a una straordinaria evoluzione delle terapie, sempre più mirate contro specifici bersagli e quindi sempre meno gravate da invalidanti tossicità. Nell’ottica di avviare un percorso di convivenza con una malattia cronica come il tumore mammario metastatico, è fondamentale valorizzare il punto di vista della paziente per disegnare in maniera sartoriale l’iter di cura: in altre parole, ogni paziente esprime un bisogno di cura globale e duraturo, su cui si deve fondare il processo di presa in carico. Per comprendere il punto di vista delle pazienti occorre incentrare il rapporto medico-paziente su alti livelli di comunicazione e di fiducia e considerare i loro bisogni da un punto di vista multidimensionale. L’importanza della comunicazione è emersa anche nel corso della visita per il rinnovo della certificazione, dove è stata giudicata positivamente la nostra attenzione al miglioramento della formazione. Infatti una volta al mese, nell’ambito dell’incontro multidisciplinare che avviene settimanalmente con tutti gli specialisti, viene condiviso un caso che ha richiesto un miglioramento della comunicazione con la supervisione della psicologa. Importante, inoltre, la collaborazione con l’Università di Modena per un particolare studio sulla comunicazione della diagnosi ai pazienti con tumore mammario, con la partecipazione in qualità di tutor della dottoressa Alessia Ferrari. La nostra attenzione alle pazienti con tumore metastatico è sempre stata molto alta, con la discussione nei meeting multidisciplinari, la presa in carico precoce all’ambulatorio delle terapie di supporto e il lavoro di coordinamento effettuato dalle nostre case manager. Vorrei ringraziare tutti i professionisti che collaborano alla Breast Unit e al Percorso Benessere, senza il loro lavoro non sarebbe possibile avere questi risultati per le pazienti. Un particolare ringraziamento a Caterina Crivellaro, case manager che ha lasciato la Breast Unit a marzo scorso per pensionamento, che si è contraddistinta per la passione e il lavoro eseguito in tutti questi anni”.