8xmille, una firma che fa bene e che fa il bene
di Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Delegato della Conferenza episcopale Emilia Romagna per il sovvenire alle necessità della Chiesa
Domenica 5 maggio, nelle nostre Chiese si celebra la Giornata nazionale per l’8 Xmille alla Chiesa Cattolica. Non è una Giornata come le altre, in cui si raccolgono le offerte per una particolare destinazione (le missioni, la Caritas, i migranti, la Terra Santa, il seminario), ma una Giornata per ricordare a tutti i lavoratori e i pensionati, a tutte le famiglie che con una firma da allegare al proprio Modello Redditi o al 730 possono sostenere la Chiesa, soprattutto nella sua azione di carità e condivisione, di catechesi e comunicazione e per le sue strutture e beni pastorali e culturali (chiese, case parrocchiali e centri pastorali, organi storici, biblioteche, archivi). Lo scorso anno, la Chiesa Italiana con la firma e la solidarietà di tanti, oltre 11 milioni e mezzo di persone – di cui 1 milione e mezzo dell’Emilia-Romagna -, ha potuto realizzare 15.713 progetti che hanno interessato varie realtà: condomini solidali, doposcuola, poliambulatori, case di accoglienza, dormitori, mense, restauri di beni culturali e artistici, stanziamenti per calamità naturali o emergenze umanitarie nel mondo… Le Chiese dell’Emilia-Romagna hanno potuto contare lo scorso anno, grazie alla firma dell’8Xmille, su 47 milioni e 500 mila euro, di cui 19 milioni sono andati per il sostentamento del clero (quasi 2000 sacerdoti), oltre 10 milioni alle opere di culto e pastorale, altri 10 milioni per le opere di carità, 5 milioni per l’edilizia di culto e 1 milione per i beni culturali. La Cei ha stanziato, inoltre, 1 milione di euro dall’8Xmille per gli alluvionati dell’Emilia- Romagna.
Per questo possiamo dire quest’anno che “una firma fa bene”, perché sostiene tante realtà in Italia e nel mondo, soprattutto nei Paesi più poveri, oltre che contribuire a sostenere i nostri sacerdoti. Ma possiamo anche dire che “una firma fa il bene”, perché è un gesto anonimo di carità che raggiunge tanti, dappertutto, portando benessere, diventando segno di condivisione, strumento di giustizia sociale. Purtroppo, attorno a noi, che lambiscono l’Europa, ci sono situazioni di guerra con il drammatico numero di morti, di feriti, di distruzione, di profughi, rifugiati e con la mancanza di beni essenziali che colpiscono soprattutto i piccoli, gli anziani, le persone deboli. Le immagini che abbiamo davanti agli occhi dell’Ucraina, della striscia di Gaza dove ormai i morti si contano a migliaia, ci ricordano che questa firma, attraverso le Chiese locali, Chiese sorelle, le loro Caritas può trasformarsi in cure, in accompagnamento, in tutela della vita, in conforto, in speranza. Anche una firma può cambiare la storia: la storia di tante persone più deboli, in difficoltà, vicine e lontane. Non trascuriamo di firmare, soprattutto chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi (modello CU) chieda anche in parrocchia il modulo per fare la propria firma: una firma che fa bene, una firma che fa il bene.