Cultura – “Wild life” di Alessandro Andreoli in mostra a Reggio Emilia
Le fotografie con i ritratti degli animali sono un inno all’armonia del pianeta
Nel prestigioso contesto della rassegna Fotografia Europea 024 di Reggio Emilia, nel circuito OFF, il fotografo carpigiano Alessandro Andreoli ha presentato, presso il Drip Caffè (via Crispi, 3), le fotografie che hanno dato vita alla pubblicazione del volume Wild Life – Portraits. L’evento inaugurale si è svolto domenica 28 aprile alla presenza, insieme all’autore, di Davide Bregola, che ha curato il contributo critico-artistico del libro sviluppando il tema “Vita selvaggia, vita fiera” a partire, appunto, dai ritratti degli animali immortalati da Andreoli in pose e sguardi suggestivi. Le fotografie esposte e quelle pubblicate sul volume sono il frutto di una scelta accurata tra migliaia di scatti che Andreoli ha realizzato nel corso dei suoi numerosi viaggi, specialmente in Africa. Ma l’idea di approfondire la serie dei ritratti degli animali, pur tra i tanti soggetti che la natura incontaminata del continente africano offre all’obiettivo della macchina fotografica, è nata dall’incontro, a tu per tu, con un gorilla e dalla reazione dell’animale davanti agli scatti ripetuti del fotografo, quasi un mettersi in posa come per lo scatto di una fototessera, ha raccontato Andreoli. Cosa rivelano quei ritratti, quelle “facce” e non quei “musi” si è chiesto Bregola esplorando il mondo animale e le relazioni con l’immaginario di chi le osserva? La sorpresa non manca quando si va a scomodare la psicanalisi junghiana e le teorie di James Hillman, autore del libro “Presenze animali”, secondo cui gli animali continuano a visitarci nei nostri sogni e ci ricordano le nostre origini. Allo stesso modo per Bregola anche lo Zodiaco, “luogo degli animali”, disegna in cielo la mappa di una zoologia che si manifesta come regolatrice del tempo. Se in parte possiamo ritrovare nelle fotografie di Andreoli gli “animali in noi” viene da chiedersi cosa ha lasciato in lui l’incontro con questa natura all’apparenza così forte e fiera ma allo stesso tempo debole di fronte allo strapotere dell’uomo di alterarne i delicati equilibri. Suggestiva l’immagine del racconto di Hemingway sulle nevi del Kilimangiaro, la “casa di Dio” come la chiamano i Masai, che nascondono la carcassa di un leopardo e tutti si chiedono cosa cercava l’animale a quelle altezze, ma è quanto basta per porre la domanda ultima ad Andreoli: cosa ha cercato davvero in quei luoghi, davanti a quegli scenari naturali mozzafiato? “Vengono i brividi – ammette – quando si aprono davanti a te distese immense e senti che la possibilità di immortalare quegli attimi in un’immagine è come rendere eterno quel soggetto, se penso ad esempio a certe specie, come i rinoceronti, che sono in via di estinzione e tra qualche anno potrebbero ridursi a pochissimi esemplari. C’è anche un grande amore per la natura che mi auguro di poter trasferire con le mie fotografie, perché questi ritratti non sono neutri esprimono degli aspetti peculiari, l’austerità dello sguardo della giraffa, l’aggressività del leopardo… ”. Come ci ricorda Bregola nella sua introduzione “Guardare negli occhi questi animali è una lezione di forza che la fotografia, la macchina fotografica, un occhio umano, fanno scaturire da un mondo lontano. Tutto questo è consolazione, è vigore”. E’ anche ispirazione per rendere il nostro pianeta una vera casa comune dove ogni essere vivente può vivere in armonia.
Luigi Lamma