Chiesa e artisti – La prima volta di un Papa alla Biennale d’Arte di Venezia
Card. Tolentino: “Questa visita mette in atto uno stile nuovo, inquilini e vicini piuttosto che padroni di casa. Che tutti vedano con i propri occhi”
“La Sua visita è la prima che un Papa dedica alla Biennale d’Arte, e come tale costituisce una tappa storica”. Lo ha detto il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e Commissario del Padiglione della Santa Sede, salutando, questa mattina, Papa Francesco nella chiesa della Maddalena alla Giudecca a Venezia, luogo dell’incontro del Santo Padre con gli artisti che partecipano alla Biennale in corso nella città lagunare. Per Tolentino, la visita di Bergoglio inaugura “una nuova era nei rapporti della Chiesa con il mondo delle arti”: “È vero, come ricordava il San Paolo VI, alla fine del Concilio Vaticano II, che ‘da lungo tempo la Chiesa ha fatto alleanza’ con gli artisti, che hanno contribuito a costruire e decorare i templi cristiani, hanno arricchito di bellezza la liturgia e aiutato a tradurre in esperienza umana e rendere sensibile il messaggio divino. Ma non dobbiamo dimenticare che nella storia del rapporto della Chiesa con le arti ci sono state anche ambiguità e dure tensioni, al punto che per decenni si è parlato di un persistente ‘divorzio’, causato anche dalla difficoltà della Chiesa di comprendere e accettare l’autonomia dell’arte, che giustamente non accetta di fare da semplice cassa di risonanza di parole altrui”. “La sua visita, Santo Padre, rende evidente la volontà di mettere in atto uno stile nuovo, in cui le convergenze plurali siano intessute nella libertà e la porzione di cammino autentico che possiamo fare insieme sia più apprezzata dell’affermazione ossessiva del potere”, l’omaggio del cardinale: “Questo padiglione ne è la testimonianza. Non abbiamo cercato gli artisti più comodi. Non abbiamo voluto costruire una trincea o isolarci in una visione. Al contrario, l’invito è che tutti vedano con i propri occhi. In questo senso, abbiamo scelto di essere inquilini e vicini, piuttosto che padroni di casa”.