L’approccio psicologico italiano ai minori con disforia di genere
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Il servizio delle unità operative di psicologia e psichiatria che si approcciano alla questione di identità di genere, sovente hanno a che fare con due diverse popolazioni cliniche: una prima popolazione di età molto precoce, molto determinata nel percorso di transizione di genere e una seconda popolazione composta da adolescenti con diverse comorbidità ed in modo particolare disturbi di personalità ma con anche problemi di uso e abuso di sostanze, isolamento da famiglie omofobiche, episodi di autolesionismo, problemi comportamentali, desideri suicidari. In questo secondo gruppo non solo è messa in discussione l’identità di genere ma anche altri aspetti come l’accettazione del proprio corpo, l’autostima, la percezione di sé etc. Per prendere in carico il bambino o l’adolescente che ha problemi di disforia di genere, occorre che questo disagio sia presente da almeno sei mesi e, contemporaneamente, esistano altre compromissioni. Per iniziare un percorso occorre fare una diagnosi specialistica ma c’è un ampio dibattito internazionale sulla tematica di de-patologizzare il problema con lo scopo di ridurre lo stigma.
L’ICD-11 (Classificazione Internazionale delle Malattie) parla di incongruenze di genere ponendo fine al rischio della patologizzazione. La disforia di genere va inoltre distinta da feticismo, travestimento, disturbi dello spettro psicotico, dismorfismo corporeo eccetera. Le linee guida auspicano che ogni regione italiana abbia un centro specialistico dedicato alla presa in carico dei bambini e degli adolescenti con sviluppo atipico dell’identità di genere; in questi centri devono essere presenti diverse figure professionali: psicologi, neuropsichiatri infantili, endocrinologi e pediatri. Questa presa in carico si propone di sostenere l’adolescente e la sua famiglia, prevenire l’insorgenza di problematiche psicosociali associate, intervenire nell’ambiente di vita di questi soggetti come la scuola o altre agenzie educative. Credo sia molto importante tutto questo ma deve necessariamente poggiare su basi scientifiche, di buon senso e di molta ponderatezza senza farsi guidare da dialettiche ideologiche che andrebbero a compromettere l’esistenza di giovani vite.