Pasqua, l’omelia del vescovo Erio
Il Risorto ci invita a scoprire il bene in mezzo a tanto male
Nel giorno di Pasqua il vescovo Erio ha presieduto la messa in Cattedrale a Carpi e nell’omelia si è soffermato sul significato e sull’attualizzazione della parola “sepolcro” che nel racconto di Giovanni per ben sette volte viene utilizzata al posto della parola tomba. Un termine che evoca il monumento sepolcrale, qualcosa di più solenne, qualcosa che riguarda anche il tempo passato… Ed ecco Maria Maddalena che va incontro al suo passato con memoria grata ma anche piena di nostalgia, di rimpianto: non può sospettare che qualcuno abbia rimosso la pietra dal Sepolcro. “Il passato vissuto come nostalgia e come rimpianto – ha sottolineato il vescovo Erio – è proprio ciò che la Pasqua sovverte. Può riguardare il nostro cuore che tante volte assomiglia al sepolcro, cioè racchiude un passato che ricordiamo con nostalgia magari con rimpianto e siamo incapaci spesso di pensare al futuro, che ci sono strade nuove. Può riguardare anche la vita delle comunità cristiane, delle comunità civili spesso ripiegate su un passato nostalgico che magari è stato idealizzato e che si vorrebbe andare a recuperare quando invece la società avanza, si presentano nuove sfide, è necessario ripartire con energie rinnovate.
Il sepolcro può essere anche una nazione intera, ci sono tante guerre in atto che attingono la loro forza proprio dal sepolcro del passato dove si scoprono risentimenti, desideri di vendetta, odio”. Ma il Signore ha ribaltato la pietra del sepolcro, è stato capace di dare nuova vita e di superare con il suo amore la morte che così è diventata parola penultima perché la parola ultima è vita, è risurrezione. Da qui attingiamo il coraggio per non perdere tempo ed energie nei rimpianti e nelle nostalgie e guardare avanti con speranza ad un futuro che deve essere fatto di forze e idee nuove. “Se abbiamo l’impressione che il mondo sia disseminato di sepolcri con il masso ancora ben sigillato – ha concluso il vescovo Erio – il Signore ci sta dicendo che ha aperto i sepolcri e c’è tanto bene, più bene che male, perché il male si fa vedere, il bene invece ama le radici, ama la profondità. Per questo tante volte non si vede, però a partire dalle nostre case, dalle nostre relazioni più belle, dai luoghi di incontro, di cura, educativi e di assistenza c’è tanto bene, ci sono tanti sepolcri aperti dalla forza dell’amore. Chiediamo al Signore di poter partecipare dell’energia della sua risurrezione continuando, nonostante tanti eventi di guerra locali e mondiali, a compiere il bene. L’unico modo perché vinca l’amore è di ricambiare l’odio con l’energia della risurrezione”.