Dalla committenza al dialogo
Il percorso, la mostra e la nostra chiesa
di Mons. Ermenegildo Manicardi
Dalla committenza al dialogo, ossia dalla “Chiesa mecenatesca” del Rinascimento alla “Chiesa in uscita” nell’odierna società globalizzata, che vive le sfide della post-secolarizzazione e dell’Intelligenza artificiale. Il Concilio ecumenico Vaticano II si concluse (piazza di San Pietro, 08.12.65), con la lettura dei messaggi del Concilio di Papa Paolo VI a categorie rappresentative di «tutta l’umanità». Dopo i governanti e gli intellettuali, al terzo posto erano ricordati gli artisti. Le donne, i lavoratori, i poveri, i malati e i giovani venivano dopo: è facile notare che, nel cosiddetto post concilio, questi otto gruppi sono stati oggetto delle più forti preoccupazioni nella pastorale e nella cultura. Ma cosa conteneva il messaggio agli artisti? Ecco la sintesi dei punti allora indicati riprendendo alla lettera le parole principali.
1. Voi tutti, artisti che siete innamorati della bellezza e che per essa lavorate, se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!
2. Da lungo tempo la Chiesa ha fatto alleanza con voi. L’avete aiutata a rendere comprensibile il mondo invisibile.
3. La Chiesa si rivolge a voi: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina!
4. Il mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. E questo (può accadere) grazie alle vostre mani.
5. Siete i custodi della bellezza nel mondo: questo basti ad affrancarvi dai gusti effimeri e senza veri valori, a liberarvi dalla ricerca di espressioni stravaganti o malsane.
6. Siate sempre e dovunque degni del vostro ideale, e sarete degni della Chiesa.
Dal Concilio al Cammino Sinodale. Connettere spiritualità e arte
È muovendosi su questa linea con fiducia che don Carlo Bellini, Vicario episcopale per la pastorale, ha lavorato con l’amico pittore Andrea Saltini per attivare un processo di dialogo sinodale tra la Chiesa di Carpi e un artista del nostro territorio. Insieme hanno elaborato, ovviamente ciascuno nel suo ambito, alcune opere che cercano di connettere spiritualità e arte (non necessariamente arte moderna e liturgia, per la quale sono già dati criteri specifici). L’esposizione, per tre mesi, di alcune opere nel Museo Diocesano, ha lo scopo di mettere in moto un confronto dialogico tra pastorale odierna e artisti contemporanei, che prevede momenti intermedi di riflessione e culminerà a inizio giugno in un incontro con il Vescovo Erio.
Naturalmente, trattandosi di arte contemporanea non poteva non scoppiare l’eterna tensione sulla sua qualità e sulla sua opportunità. Il disagio provato da alcuni, anche credenti, mostra chiaramente come i vivaci giudizi negativi che danno sull’arte moderna incidano sul modo di connettere artefatto e devozione. La virulenza chiassosa e violenta imposta al dibattito pubblico e l’attacco risentito e denigratorio al Vescovo diocesano, la dicono lunga sul bisogno urgente di sinodalità trasparente e di condivisione davvero empatica, ben distante dal pressapochismo degli … “sfogatoi”. Stanno emergendo, da una parte della progettazione, sottovalutazioni di alcune sensibilità refrattarie ad accogliere questo tipo di proposte culturali e, dall’altra, una violenza sfacciata che comprende sé stessa come molto pia e prova ad accreditarsi come indiscutibile sacro zelo per i piccoli.
Non ci si accorge che il risultato di un ondulatorio “strappa da una parte e strappa dall’altra” ottiene solo l’effetto tragico di lacerare il tessuto comunionale della Chiesa, con il rischio aggiunto di sterilizzare tante amicizie. La dura apologetica contro ritenute profanazioni diventa sospetto e scredito verso altri credenti percepiti personalmente sempre di più come distonici, per non dire distopici. Il risultato evidente è l’indebolimento e lo scredito della Chiesa, così affaticata nella sua presenza pubblica e culturale e per tanti comodamente rattrappita nell’esclusivo ambito caritativo.
Stemperare gli animi
Speriamo che il cammino trimestrale che culminerà nell’incontro sinodale della Chiesa di Carpi e degli artisti del territorio risulti idoneo a stemperare gli animi e, soprattutto, a ricercare la verità artistica e le possibilità pastorali perché il vangelo splenda nel mondo reale. Gesù, per difendere l’adultera, ha disegnato con il dito caratteri sulla polvere della terra ancora non decifrati. Non pare che si sia servito di colori. Chissà che gli artisti non ci aiutino a rendere più evocativi i segni misteriosi del Signore, che non è necessario immaginare solo in bianco e nero, colori non del tutto adatti alla luce della risurrezione.