Anmil: “Siamo come in guerra…”
Il crollo in cantiere a Firenze e la caduta da un tetto a Novi di Modena
Quattro morti e un disperso: questo è il bilancio attuale del drammatico crollo in un cantiere a Firenze, avvenuto venerdì 16 febbraio. Si continua a scavare per recuperare il corpo della quinta vittima. L’edilizia è il settore che presenta gli indici di frequenza infortunistica più elevati in assoluto, soprattutto per quanto riguarda gli incidenti mortali. Gli incidenti in questo settore, dopo un lunghissimo periodo di continuo calo iniziato dal dopoguerra, da una decina di anni hanno ripreso a mietere vittime nei cantieri edili. Dai 155 morti del 2012 si è passati, infatti, ai 202 del 2019 per proseguire anche nel biennio della pandemia (205 morti nel 2020 e 208 nel 2021). E le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti: nel 2023 (dati provvisori) il numero dei morti sul lavoro nelle costruzioni è cresciuto di quasi il 25%. “Gli incidenti mortali rappresentano un problema che attanaglia l’edilizia da anni: da anni si continua a morire per cadute dall’alto, perché crollano tetti e altri incidenti del genere. Il dramma di Firenze e le tante vittime sul lavoro nell’edilizia lasciano pensare che qualcosa non funzioni” dice al Sir Emidio Deandri, vice presidente nazionale dell’Anmil. “A mio avviso – aggiunge – è assurdo che un pilone progettato possa crollare com’è successo a Firenze, soprattutto visto che oggi possiamo avvalerci di tecnologie avanzate e dovrebbe esserci un’attenzione totale da riservare a chi svolge attività di lavoro pericolose. Sulla tragedia di Firenze, che ha distrutto vite umane la magistratura farà chiarezza: su come si è rotto un pilone, se è stato un problema strutturale. Ma quel dramma ci deve anche far porre una domanda: questi lavoratori erano adeguatamente formati sul pericolo collegato all’attività che svolgevano? Avevano seguito corsi sulla sicurezza?”. Deandri spiega: “Troppo spesso la formazione si riduce a riempire moduli, ma non sempre questo si traduce in reali corsi sulla sicurezza. Non basta che i lavoratori firmino carte su cui c’è scritto che hanno svolto un corso di 30 o 40 ore, dobbiamo avere la certezza che siano stati davvero seguiti. Ci deve essere la massima trasparenza”.
Chiatto (Cisl Emilia): “Una sconfitta per tutti”
Una tragedia sul luogo di lavoro si è verificata nei giorni scorsi anche a Novi di Modena: a perdere la vita Aniello Esposito, 69 anni, morto dopo essere precipitato dal tetto di un capannone. Esposito, 69 anni, era originario di Salerno ma da molti anni risiedeva a Concordia. Per cause in corso di accertamento, l’uomo, in pensione, si trovava con il figlio sul tetto dell’azienda: secondo le prime ricostruzioni, pare che l’imprenditore sia passato sopra un lucernaio che sarebbe ceduto sotto il suo peso, facendolo cadere a terra da un’altezza di circa sette metri. Un volo fatale che non gli ha lasciato scampo. Sull’infortunio mortale di Esposito interviene Domenico Chiatto, segretario generale aggiunto della Cisl Emilia Centrale con delega alla salute e sicurezza sul lavoro: “Il fatto che questa volta a perdere la vita sia stato un imprenditore in pensione e non un lavoratore dipendente non attenua la gravità del fatto, perché la sicurezza deve essere garantita a chiunque acceda in un luogo di lavoro a qualsiasi titolo. La circostanza che la vittima sia italiana e sicuramente esperta – prosegue Chiatto – dimostra che è indispensabile innanzitutto rafforzare la formazione sulla sicurezza, sia tra i datori di lavoro che tra i lavoratori. É inaccettabile che dopo tanti anni di accordi, normative, protocolli e corsi di formazione, si continui a morire per cadute dall’alto. Quando una persona perde la vita sul lavoro è una sconfitta per tutti”.