Una scoperta importante targata Unimore
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Riporto volentieri uno stralcio di un articolo apparso su “Modena today” alla fine di novembre in cui si descrive una scoperta scientifica molto importante nata nel nostro Ateneo modenese: “Un nuovo passo in avanti nella ricerca sulla malattia di Alzheimer è firmato da una giovane ricercatrice di Unimore, la dott.ssa Antonietta Vilella che, assieme a colleghi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dell’Università di Parma e di Padova hanno identificato un possibile fattore protettivo sulla progressione di questa patologia tipica dell’anziano. Lo studio punta l’attenzione sul silenziamento dell’enzima PCSK9 che interviene sul metabolismo del colesterolo. Questo intervento ha avuto chiari effetti protettivi sulla progressione sia della neuropatologia sia dei deficit cognitivi in un modello animale malato di Alzheimer.
L’associazione tra alterazioni lipidiche e malattia, è avvalorata da diverse ricerche e studi clinici che dimostrano come i geni coinvolti nel metabolismo lipidico siano tra i più importanti fattori di rischio per l’insorgenza e lo sviluppo della malattia. Tra i lipidi, il colesterolo svolge un ruolo importante nel Sistema Nervoso Centrale, essenziale per il mantenimento delle funzioni neuronali e gliali, e alterazioni nel suo metabolismo causano stress ossidativo, neuro infiammazione, alterazioni sinaptiche e neuronali accompagnate da declino cognitivo… La malattia di Alzheimer, prosegue la dott.ssa Antonietta Vilella di Unimore, va delineandosi come una delle sfide centrali per la sanità, ed in generale per l’intera società, dei paesi industrializzati dove l’aspettativa di vita ha superato gli 80 anni. La risposta della ricerca biomedica deve avvenire a diversi livelli… Non è facile prevedere quali ipotesi terapeutiche si dimostreranno efficaci e sicure e quando diverranno disponibili. Approcci farmacologici classici e collaudati come quelli che stiamo indagando potrebbero portare a identificare molecole attive pronte per la sperimentazione clinica in tempi piuttosto rapidi”.
Congratulazioni, quindi, alla nostra Università e ai nostri ricercatori che accendono una nuova speranza in una malattia tra le più insidiose e debilitanti. Un monito per tutti noi, per quello che ci è possibile fare, di porre una grande attenzione ai grassi che introduciamo e alla attività fisica che… non facciamo.