L’ultimo saluto a Carlotta Mantovani. L’omelia di don Riccardo e i ricordi
"Siamo riconoscenti del bene che grazie a Carlotta abbiamo ricevuto, consapevoli che questo non è cancellato dalla morte ma rimane nella vita eterna"
C’era tutto il suo mondo, stretto attorno a lei, per renderle l’ultimo saluto. La sua famiglia, gli amici, i colleghi, i suoi studenti, gli ex compagni di liceo. Quasi 600 persone, provenienti da tutta Italia, hanno partecipato oggi all’esequie funebri di Carlotta Mantovani, la docente di matematica e fisica al Liceo Fanti di Carpi, morta a 53 anni sabato mattina a causa di una malattia che non è riuscita a sconfiggere. La chiesa di Santa Croce non è riuscita a contenere tutte le persone: moltissime sono rimaste sul sagrato. La santa Messa è stata presieduta da don Riccardo Patrinieri, collega al liceo di Carlotta, e concelebrata con don Adam Nika, parroco di Santa Croce. L’animazione liturgica è stata curata da con coro costituito da docenti del liceo, con chitarre e basso.
L’omelia di don Riccardo Paltrinieri:
“Vi confesso che non è stato semplice scegliere le letture, sia per non sbagliare, sia perché sento questa responsabilità di trovare quelle più adatte per lei e per noi, consapevole dell’importanza, del valore di questo momento. Ho avuto la fortuna, oserei dire la grazia, di potere incontrare Carlotta e avere un colloquio con lei, giovedì pomeriggio, due giorni prima del decesso quando ancora era lucida, sebbene affaticata. Così mi sono lasciato ispirare e guidare da queste ultime parole che ci siamo detti per decidere le letture. Il Vangelo che ho scelto fa parte delle ultime parole di Gesù prima della passione e crocifissione. Essendo le ultime parole sono quelle più decisive: è come se fosse un testamento spirituale. Chiaramente ciò che Gesù dice lo ha vissuto per tutta la vita, però giunto ormai al termine, vuole consegnare ai discepoli gli aspetti determinanti: vuole aiutarli a focalizzare l’attenzione sugli aspetti essenziali della sua missione. Inoltre ho scelto questo brano perché il contesto in cui Gesù dice queste parole non è semplice, avviene, infatti, durante l’ultima cena, Gesù sapeva quello che stava per accadere lo aveva già preannunciato ai suoi. Per cui è una situazione complessa, di turbamento e incomprensione, di disorientamento. Per questo secondo me affine a quello che noi stiamo vivendo. Con queste parole Gesù vuole, come dire, dare l’ancora di salvezza. Vuole aiutare i discepoli a concentrarsi su quello che conta, li vuole aiutare a mantenere salda la direzione durante un tempo di tempesta. In questo senso ho pensato che fosse importante per noi ascoltarle e meditarle. Gesù mette al centro l’amore. Dice: rimanete nel mio amore. Questo è quello che lo ha guidato per tutta la vita. Le sue scelte sono state determinante unicamente dall’amore ricevuto dal Padre. E’ il criterio che ha seguito. È il punto di partenza e di arrivo attraverso il quale capire tutto quello che ha vissuto e sta succedendo. È come se desse la chiave interpretativa, il modo in cui vuole che i suoi discepoli leggano la realtà. Penso sia molto differente se guardiamo questo momento e quello che ha vissuto Carlotta concentrandosi ad esempio sulla malattia che ha dovuto affrontare, che sembra la voce preponderante, oppure ascoltare, concentrarsi su un’altra voce che c’è, quella dell’amore. L’amore che ha dato e ricevuto. Carlotta quando ha capito che ormai la sua vita era giunta al termine, l’aspetto che più l’ha rasserenata è stata la consapevolezza che lei non era solo la malattia che la stava consumando, ma molto di più: si è guardata un attimo indietro e ha visto una vita bella, contenta per il bene e l’amore che ha ricevuto e che ha dato. E lei sappiamo che ha dato tanto. È una persona che ha saputo voler bene agli altri, alla sua famiglia, ai suoi studenti, al liceo fanti fino a coprire il ruolo da vice-preside, che ha vissuto con grande dedizione. Sinceramente è anche l’amore ciò che mi aiuta a capire la ragione di questo dolore per la sua morte. Perché il dolore che vivo, penso non sia soltanto per la scomparsa di una persona, ma per la perdita di un amore. Perché Carlotta ci ha voluto bene, ha saputo volerci bene, ce lo ha dimostrato anche per come ha vissuto la malattia. Però Gesù usa queste parole anche per rincuorarci, per rasserenarci. Ci dobbiamo amare gli uni gli altri, come Cristo ci ha rivelato e come Carlotta ci ha testimoniano, perché questo è quello che rimane per la vita eterna. Come dice san Paolo, dobbiamo curare uno sguardo che sa vedere, cogliere, soffermarsi sull’invisibile: ‘Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne’. L’amore che Cristo ci ha donato con la sua vita ha aperto un varco che ci apre alla vita eterna. La barriera della morte è stata sconfitta, non è questa l’ultima parola. Non può dare senso alla vita l’evento della morte. Se ascoltiamo la morte allora ci pare una vita cancellata. Se ascoltiamo l’amore allora scorgiamo la vita eterna. E’ una verità di cui abbiamo esigenza. È l’amore quello vero, quello eterno che dà senso anche ai momenti più dolorosi che viviamo. Più forte della morte è l’amore. Anche di questo Carlotta era consapevole: lei sapeva che avrebbe abitato nella vita eterna. Perché ha espresso il desiderio di continuare a vegliare, vigilare, custodire affinchè continuiamo a ricevere questo amore, a rimanere nell’amore di Cristo e così la nostra vita possa portare frutto. Così insieme al dolore si fa spazio anche un altro sentimento, quello del ringraziamento, e del riconoscimento del bene che grazie a Carlotta abbiamo ricevuto, consapevoli che questo non è cancellato dalla morte ma rimane nella vita eterna”.
Il ricordo della dirigente del liceo Fanti Alda Barbi:
La dirigente del Fanti, Alda Barbi, ha voluto ricordare Carlotta, che era nel suo staff dirigenziale, con alcuni oggetti legati sue caratteristiche a lei: “Un ciondolo con il simbolo dell’infinito, vista la sua passione per la matematica, la foto dello staff di dirigenza, e un profumo/essenza ‘Tranquillity’ che mi ha regalato per Natale, consigliandomi di utilizzarlo soprattutto il lunedì mattina e infine la spilletta del liceo Fanti. Perché Carlotta è stata e sarà sempre una colonna portante della nostra scuola”.
Il ricordo della collega e amica Chiara Francia:
“Ciao Carlotta, mi rivolgo a te al presente perché so che sei qui in mezzo a noi e che stai provando a consolarci come hai sempre fatto. Se la mia strada dentro al liceo Fanti ha avuto una guida, quella sei stata tu. Mi hai accompagnata con la tua passione e il tuo amore per l’insegnamento fino a farli diventare anche i miei, mi hai insegnato la dedizione, l’ordine e il rigore: quante volte sei venuta a bussare alla mia porta per sollecitarmi a terminare una verifica o mi hai spronato a svolgere il programma nei tuoi tempi, un ritmo che solo tu riuscivi a tenere! Solo la tua mente matematica ha potuto gestire le 1000 incognite che presenta l’orario scolastico con le richieste più improbabili e gli incastri magici che mettevano a dura prova anche te. Il tuo arrivo in vicepresidenza ha portato una ventata di leggerezza che ha aiutato tutti a fronteggiare le quotidiane difficoltà con maggior serenità. Il nostro tempo insieme è’ andato al di là della vita scolastica: per me sei stata prima di tutto un’amica. Le estati in riviera con i figli ancora nel passeggino in cerca di un momento di tranquillità per scambiare 4 chiacchiere, gli aperitivi al porto, le risate nate dalla tua trascinante allegria. Tu per me sei ancora tutto questo. Ora devi continuare ad essere il mio mentore, la mia spalla, la mia amica. Io sarò per Melissa, Rebecca e Roberto una presente discreta ma costante e l’affetto che ho per te è lo stesso che nutro per loro. Ricorda però che anche se qualche cherubino lì in paradiso corre scalzo o rumoreggia lungo i corridoi, non devi sgridarlo troppo. Ti voglio bene. Chiara”.