Lions Mirandola, alla scoperta di Leonardo da Vinci
Alla recente serata del Lions Club Mirandola, insieme al Lions Club Castelfranco Emilia-Nonantola, si è parlato di Leonardo da Vinci con gli interventi del professor Gian Vico Melzi d’Eril, discendente di Francesco, amico del grande artista, e dello studioso e collezionista Cesare Guasti
Da sinistra Lamberto Piccinelli, Paolo Campedelli, Cesare Guasti, Gian Vico Melzi d’Eril
“Leonardo e la famiglia Melzi” è stato l’interessantissimo argomento della serata culturale in cui i Lions Club di Mirandola e Castelfranco Emilia-Nonantola – rispettivamente presieduti da Paolo Campedelli e Lamberto Piccinelli – hanno ascoltato la relazione del professor Gian Vico Melzi d’Eril, discendente, per il ramo “d’Eril” aggiunto a quello della famiglia Melzi nel 1700, di Francesco, giovane amico legato da profondo affetto a Leonardo da Vinci negli ultimi anni della vita del maestro. L’ospite Melzi d’Eril è stato introdotto dal dottor Cesare Guasti, cultore e studioso mirandolese del genio vinciano del quale possiede una cospicua raccolta di volumi di vari autori. Il legame fra il relatore e Leonardo deriva dal fatto che essendo il giovane Melzi stato nominato unico erede degli scritti leonardeschi nel testamento del maestro, alla sua morte avvenuta in Francia ad Amboise nel 1519, lo stesso si trovò proprietario degli oltre 7000 fogli – ma la quantità esatta è ancora oggi oggetto di discussione fra gli studiosi -, comprendenti disegni, appunti, schizzi e manoscritti di Leonardo, il cui intento forse sarebbe stato quello di riordinarli in volumi, ma che invece rimasero sparsi e quindi più facilmente soggetti a fatale dispersione. A tale grave lacuna, cercò di rimediare Francesco Melzi catalogandoli e fornendo un indice basato sui tanti temi oggetto delle poliedriche attenzioni di Leonardo. Oggi giorno, però, si ritrovano solo circa 4100 fogli di quelli inizialmente ereditati, che già dalla fine del ‘500 risultano divisi in mani diverse, in giro per l’Europa. Si tratta di una quantità enorme, se si considerano quelli lasciati da altri artisti. Tutta l’opera di Leonardo, comprese le sue carte, sembra essere vittima di una “iattura”, quella di non reggere al trascorrere del tempo. Si pensi agli affreschi dell’Ultima Cena o della Battaglia di Anghiari che pochi anni dopo il completamento versavano già in condizioni precarie. Per le carte, invece, nel libro del relatore (“In casa Melzi con Leonardo”) viene descritta una serie infinita di passaggi di mano dei fogli (singoli, o addirittura fatti a pezzi, o viceversa raggruppati in modo arbitrario), finiti nelle raccolte di mezzo mondo e anche in quelle di personaggi molto facoltosi. Il relatore cita ad esempio l’acquisto di Bill Gates, avvenuto dalla casa d’aste Christie’s di New York nel 1994, del cosiddetto “Codice Hammer”, comprendente (solo) 28 fogli originari di Leonardo, per la bella somma di 30,8 milioni di dollari. Il professore ha infine portato le prove dei soggiorni di Leonardo nella Villa Melzi a Vaprio d’Adda (tuttora esistente e visitabile), ospitato dal fido Francesco: gli schizzi dell’edificio su alcuni dei fogli del maestro, oltre al lasciapassare rilasciatogli nel 1502 da Cesare Borgia e all’affresco di grandi dimensioni di una Madonna, eseguito in quell’epoca, entrambi conservati nella Villa. Anche lui, insomma, vittima di una passione (genetica) irresistibile per il grande maestro vinciano, vissuto accanto al suo antenato Francesco. I.P.