Convegno regionale Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) a Modena
Lo scorso 11 dicembre, all’istituto Charitas a Modena, convegno regionale Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) sul tema “L’amore per la gente del mondo, la vocazione dell’imprenditore civile”. Sono intervenuti l’economista Luigino Bruni e l’arcivescovo Castellucci
di Estefano Tamburrini
Anziché arena di lotta in cui sopravvive il più adatto, il mercato va visto come una grande rete che ha bisogno di tutti per poter reggere. Perché se a mancare è la fiducia, negli altri e nel futuro, crolla la rete stessa. Qui la prospettiva economica spiegata da Luigino Bruni, professore ordinario di Economia politica presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), lo scorso 11 dicembre all’incontro “L’amore per la gente del mondo, la vocazione dell’imprenditore civile” promosso dall’Unione cattolica di imprenditori dirigenti (Ucid) – sezione di Modena. L’incontro è stato ospitato dell’istituto Charitas, presentata da Mauro Rebecchi (presidente) e da Claudia Arletti (direttrice). Per l’Ucid sono intervenuti Enrico Montanari, presidente regionale, Giovanni Arletti e Gabriele Carboni, presidente e vicepresidente della sezione di Modena rispettivamente. Già nella sua introduzione, l’arcivescovo Erio Castellucci affermava che «Un’economia che fa veramente progredire è un’economia della fraternità, parola della rivoluzione francese che è stata trascurata». «Perché mentre libertà e uguaglianza hanno avuto degli sviluppi dal punto di vista legislativo, con diritti e doveri codificati, la fraternità sembra un valore affidato al buon cuore. Oggi invece ci rendiamo conto che o la fraternità innerva la vita l’economia e la vita civile oppure il mondo va a rotoli» osserva l’arcivescovo, che sottolinea nell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI un primo recepimento dell’Economia civile nella Dottrina sociale. Per Luigino Bruni «l’imprenditore non è stato molto capito dal mondo cattolico» e «ha spesso fatto una vita dura, perché visto con sospetto». «Diverso invece l’approccio calvinista, nordico e americano – spiega -, dove la ricchezza è associata alla predestinazione o alla benedizione della Provvidenza, come spiega Max Weber basandosi sull’Antico testamento». «C’è tanta economia e mercato nell’antico e nel nuovo testamento: si parla di talenti, mercanti, perle – prosegue Bruni -. La stessa parabola del Buon samaritano è attraversata da un atto di fiducia tra il samaritano, che era uno che manipolava del denaro, e l’albergatore, che riceve un uomo moribondo». Ricostruendo il complicato rapporto fra Chiesa e mercanti nel Medioevo: «Prevale l’idea dello scambio come una dinamica a somma zero, in cui vinceva il professionista e il cittadino normale ne usciva sconfitto». Visione, questa, che la politica contemporanea ha ereditato dai teologi dell’epoca. «Tuttavia, con la loro nascita, i francescani vanno a vivere in città ed entrano in relazione con i mercanti e capiscono che il mercante è buono, perché fa girare l’economia e fa bene ai poveri, mentre il nemico della città è chi vive di rendita» sottolinea, elencando la nascita delle prime Banche popolari e il contributo di Pietro Giovanni Olivi sui temi del prestito e dei tassi di interesse già nel 1250. Per Bruni, tra le virtù di un imprenditore: «Il mutuo vantaggio, dove il proprio lavoro è a servizio di chi ha un bisogno e l’antinarcisismo di chi guarda il mondo con gli occhi degli altri». «Perché ogni imprenditore fa scelte in una cornice di informazione imperfetta e i risultati non dipendono dal merito, ma dalla capacità di cooperare».
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