Qui si invoca la pace
di Andrea Beltrami
È difficile riprendere il racconto del pellegrinaggio nella Terra Santa pensando che fino a poche settimane la situazione, pur delicata, complessa e non senza momenti di tensione, permetteva comunque di visitare e pregare i luoghi santi. Oggi è in corso un vero proprio conflitto, con un bilancio di vittime che supera le seicento unità israeliani e centinaia tra i palestinesi, destinato a cambiare l’equazione politica del Medio Oriente e modificare, come fa ogni scontro, le sorti di un Paese. Sembra incredibile ripensare alle aspettative e ai sogni dei ragazzi incontrati a Betlemme, al “Collège des Frères”, una scuola di duemila studenti, per un quarto cristiani e il resto musulmani, molto uniti da speranze comuni e aspettative emozionanti.
Dopo una panoramica generale sulla situazione difficile della scuola, che è datata e non riesce ad espandersi, gli studenti ci hanno sottolineato i disagi che quotidianamente incontrano nel raggiungere il luogo di studio a causa dei mezzi di trasporto e delle difficoltà viarie che interessano, soprattutto, i ragazzi che provengono da Gerusalemme e dai paesi vicini. Ci siamo, poi, riuniti in piccoli gruppi all’interno dei quali alcuni studenti rispondevano alle nostre domande: dai colloqui è emerso che c’era chi desiderava andare a studiare medicina all’estero, chi perfezionarsi in Germania o in Italia, ma anche qualcuno convinto di restare in patria, trovare lavoro e formarsi una famiglia. “E’ difficile avere delle passioni”, ha detto una ragazza, ma “cerchiamo di averle e coltivarle grazie anche alla nostra scuola”. La Cei ha contribuito allo sviluppo della scuola creando sei nuove aule, moderne e attrezzate, al fine di favorire nello studio e nell’apprendimento i tanti ragazzi che desiderano affacciarsi al futuro con competenza e slancio per una sempre più auspicabile integrazione; un entusiasmo leggibile nei loro sguardi e nei sorrisi di speranza.
La visita alla Basilica della Natività, preceduta da una sosta alla cosiddetta “Grotta del latte”, è stato certamente un momento significativo e intenso; scendendo dalle scale che fiancheggiano l’abside si arriva alla “grotta” che è divisa in due parti: il luogo dove, secondo la tradizione, è nato Gesù e, poco distante, la mangiatoia. Una scritta in lingua latina ricorda che “qui” è nato Gesù, come “qui” l’Angelo ha raggiunto Maria” nella basilica dell’Annunciazione), come “qui” è avvenuta l’ultima cena (nel cenacolo). L’avverbio di luogo è signifi cativo perché ribadisce che si è fisicamente in quel luogo, sentito semmai distante quando lo incontriamo nelle letture sacre e nei testi storici, dove il Verbo si è fatto Carne (ricordiamo che Betlemme, in arabo, significa “casa della carne”, mentre in ebraico “casa del pane”). Sempre a Betlemme la Conferenza Episcopale Italiana è intervenuta a di un importante progetto che interessa la struttura “Dar El Majus” la “Casa dei Magi” specializzata nella valorizzazione del patrimonio culturale, ma anche nell’assistenza sociale e nell’aiuto delle persone bisognose. Una particolare attenzione è posta ai bambini, ai disabili e anche alle donne che, grazie ad un servizio di assistenza sociale e materiale, riescono a vivere dignitosamente e inserirsi nel mondo del lavoro. Come sede operativa dell’Associazione “pro Terra Santa”, la Casa dei Magi gestisce una serie di progetti umanitari, tra cui quello di ristrutturare abitazioni poste nel centro storico di Betlemme per garantire un alloggio sicuro a famiglie bisognose.
Un altro merito dell’Associazione è quello della fornitura idrica ai betlemiti, controllata da Israele quindi a volte irregolare, che ha costretto gli abitanti di Betlemme a dotarsi di una cisterna di raccolta, collocata sul tetto delle abitazioni. La Casa dei Magi aiuta queste famiglie attraverso l’installazione di pannelli solari e un miglioramento delle condizioni igieniche e di conduzione idrica. La sede della Casa dei Magi è stata completamente ristrutturata, grazie al contributo della Cei, avvalendosi di maestranze locali: altro segno di coinvolgimento della popolazione nel miglioramento del tessuto urbano e sociale. Sempre alla Casa dei Magi, abbiamo incontrato padre Ibrahim Faltas, francescano, direttore delle scuole della Custodia di Terra Santa, che ci ha raccontato di momenti difficili vissuti nei primi anni del nuovo millennio e confermandoci che, comunque, anche oggi, “il clima è difficile e teso” (sono passate solo alcune settimane da quelle parole ndr). Padre Ibrahim ci ha parlato di pace; una pace che deve partire dalla Terra Santa per irradiarsi, poi, in tutto il mondo, difficile da raggiungere, promessa da capi di stato, auspicata da tutti. Messaggi intensi, forti, accorati, che oggi trovano riscontro in una situazione conflittuale e pericolosa.
2-continua