Il Signore è vicino a chi lo invoca
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 24 settembre 2023.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”.
Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone (…). Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Commento
Questa domenica ascoltiamo nella Messa una famosa parabola che troviamo solo nel vangelo di Matteo e che si potrebbe intitolare la “parabola del padrone buono”. Un padrone prende operai a lavorare nella sua vigna e li assume nella piazza del paese in cinque momenti diversi del giorno. Così si viene a creare una strana situazione in cui, alla fine della giornata, qualcuno ha lavorato solo poche ore mentre altri tutto il giorno. La meraviglia è grande per noi e ancora di più per gli operai del racconto quando si scopre che tutti ricevono lo stesso salario, cioè quel denaro che era la tipica paga di una giornata di lavoro. Per comprendere il significato della parabola dobbiamo tener presente che nella Bibbia la vigna è simbolo di Israele, in particolare con riferimento ad un famoso testo del profeta Isaia: «Il mio diletto possedeva una vigna su un fertile colle… Ebbene, la vigna del signore degli eserciti è la casa di Israele» (Is 5,1-7). Inoltre dobbiamo ricordare che il tempo del raccolto è nel testo sacro un simbolo del giudizio universale.
Dunque cerchiamo di capire il senso di questa parabola. Il padrone rivendica la libertà di essere generoso con gli ultimi ma contemporaneamente è giusto con i primi, con i quali ha concordato la paga al momento dell’assunzione (agli altri parla solo di una paga giusta). In fondo questo testo cerca di coniugare in un racconto la giustizia e la misericordia di Dio e ci mostra quanto questo punto di equilibrio sia in realtà difficilmente comprensibile dagli uomini. Dio è sempre giusto nei rapporti con gli uomini ma la sua misericordia inserisce un elemento inaspettato e difficilmente integrabile nella comune mentalità umana. Ritroviamo la stessa difficoltà in un personaggio biblico, il profeta Giona, che dopo il successo della sua predicazione nel territorio di Ninive, è preso dallo sconforto perché vede la conversione dei peccatori e la misericordia di Dio. Si tratta di una reazione umana e per nulla rara.
I brontolamenti dei lavoratori della prima ora sono l’immagine di cosa capita se valutiamo con criteri umani e quantitativi il delicato mondo degli interventi di grazia di Dio. La normale logica umana non si ritrova nelle parabole narrate da Gesù. In un racconto così semplice e ben congegnato emerge tutta la distanza tra Dio e ciò che noi possiamo pensare di Lui. Anche il bellissimo brano della prima lettura riprende opportunamente questo tema ricordando che «i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55, 8-9).
Non dobbiamo stancarci di apprezzare questi brani in cui il testo sacro ci spiazza e ci dice che non possiamo pensare di afferrare Dio con la nostra mente, che c’è una distanza, un “di più” in Dio che non possiederemo mai. Solo così Dio rimane Dio e non una nostra costruzione, solo così ritroviamo il giusto senso del sacro. Concludiamo con una considerazione sulle chiamate nelle diverse ore del giorno. Molti commentatori, in particolare antichi, hanno cercato di trovare un significato allegorico delle cinque chiamate di operai. Una possibile interpretazione utile per noi potrebbe riferirsi alle età della vita. Ci sono uomini che incontrano il Signore presto, altri più tardi. Ci sono occasioni da bambini, da giovani o da adulti. Anzi forse ogni età della vita presenta delle opportunità per rispondere alla chiamata del Signore. La parabola ci dice che il risultato finale è sempre lo stesso, il Signore diventa tutto in tutti.
L’opera d’arte
Parabola dei lavoratori della vigna, Codice Aureo di Echternach (1030-1040 ca.), Norimberga, Museo nazionale germanico. Il Codex Aureus Epternacensis, con le sue miniature, fu realizzato nell’abbazia di Echternach, oggi in Lussemburgo. Fra le parabole raffigurate, vi è anche quella dei lavoratori della vigna, articolata su tre registri. Nel primo in alto, il padrone assume un gruppo di quattro operai, due dei quali hanno in mano una zappa, poi un secondo gruppo speculare.
La scena si sposta nel registro centrale con undici personaggi faticosamente al lavoro nella vigna, alcuni sempre con la zappa, altri tendono le viti; un altro ancora, all’estremità a destra, si piega in due per il caldo, come suggerisce la striscia gialla sullo sfondo ad indicare il sole battente. Sfondo che, invece, nel registro in basso è verde, a simboleggiare l’ora ormai tarda, quando il padrone dà la paga ad un primo gruppo di lavoratori; nel riquadro finale è il servo del padrone a dare il salario agli operai, uno dei quali, per la sua protesta, è redarguito dal padrone stesso con il dito puntato verso di lui. Come nelle altre pagine del Codice Aureo, colpisce la vivacità narrativa nella resa del racconto, oltre che la luminosità dei colori.
V.P.