Simone Morelli assolto “perchè il fatto non costituisce reato”
Sentenza di assoluzione per il vice sindaco nell'ambito del processo per tentata diffamazione partito nel 2019 da una denuncia del sindaco Alberto Bellelli
Assolto con formula piena, perché ‘il fatto non costituisce reato’. Si è concluso questa mattina con la assenza assolutoria, nel corso dell’udienza presieduta dal giudice dott. Federico Maria Meriggi, il procedimento a carico dell’ex vicesindaco di Carpi, Simone Morelli, e dell’ex attivista della Lega, Stefano Soranna, imputati del reato di tentata diffamazione secondo la denuncia presentata nel 2019 dal sindaco Alberto Bellelli. Al centro del processo c’era quel ‘dossier’ mandato agli organi di stampa e contenente documenti che rivelavano un presunto scambio di favori tra il sindaco e un costruttore edile, accuse false contro le quali Bellelli ha presentato querela. Già il Pubblico Ministero aveva chiesto l’assoluzione nell’udienza del 19 giugno scorso, considerando insussistenti le motivazioni della denuncia, ritenendola frutto di un gioco delle parti svoltosi tutto in ambito strettamente politico e senza ricadute su false documentazioni prodotte.
“E’ stato un cammino molto duro e doloroso – commenta Simone Morelli -. Una maestosa indagine che è finita in nulla. Ringrazio i miei famigliari, gli amici e coloro che mi sono rimasti vicino anche nei momenti di più grande sofferenza, senza mai dubitare della mia innocenza!. L’ex vice sindaco più che parlare al passato preferisce rivolgere lo sguardo al presente e soprattutto al futuro, lasciando palesemente intendere la sua volontà di rientrare nella scena politica carpigiana: “Il mio ringraziamento va anche a Carpi che ha portato pazienza e ha già vissuto la sua pagina triste; ora serve una pagina nuova e quello che io auspico e per il quale mi adopererò, è un clima di equilibrio, pacificazione, educazione e capacità di governare la cosa pubblica, in modo sereno e, ripeto, equilibrato. Con quella maturità che dovrebbe essere propria di chi governa in modo responsabile. Adesso è il tempo di pensare a Carpi, lasciando da parte le questioni personali”. Alla domanda diretta su una sua candidatura a prossimo sindaco, Morelli risponde in modo sibillino e ricco di sottintesi: “Io ci sono sempre stato, ci sono e ci sarò per il bene della mia città. Io non escludo nulla: lo diranno gli altri, ma io posso dire che ci sono e che in qualsiasi modo mi spenderò per Carpi”.
Non si è fatta attendere la dichiarazione del sindaco Alberto Bellelli: “Io sono arrivato a questo processo dopo una denuncia fatta contro ignoti. Le indagini che ne sono scaturite mi hanno portato a sapere chi si celava dietro a questo progetto atto ad infangare il mio nome e della mia famiglia. Quando è emerso che i protagonisti di tale vicenda erano attori politici, il mio approccio è mutato, passando dall’esclusiva necessità di tutelare la mia onorabilità all’obiettivo, etico, di difendere qualcosa che amo profondamente e che è la mia più grande passione da più di 30 anni: la politica”. “Reputo che dal dibattimento sia emersa la malversazione di questo concetto, il non rispetto delle regole e tantomeno dell’autorità preposta a garantire ogni cittadino: la legge. Perché, dinanzi ad un dubbio, l’attore politico non utilizza gli strumenti consoni, come, l’accesso agli atti o l’interrogazione o non si reca dinanzi alle autorità giudiziarie, assumendosi la responsabilità di denunciare? Mi sono dato questa risposta: non solo perché il fatto non esiste (come hanno comprovato le indagini dei Carabinieri nei miei confronti), ma soprattutto perché non c’è nemmeno il dubbio. Qui c’è solo l’obiettivo di sbattere sui giornali l’avversario politico, tutelando il proprio anonimato”. “Sono contento – prosegue Bellelli – che questa vicenda, dopo quasi cinque anni, si sia finalmente conclusa. Da un lato, è stata confermata la falsità delle accuse nei miei confronti; dall’altro, rimane avvolto nella nebbia quello stesso tentativo di diffamazione. La formula assolutoria: il fatto non costituisce reato e la prova è insufficiente o contraddittoria, lo conferma. Nel mio cuore, rimane la profonda delusione per le azioni subite da una persona che consideravo amica e meritevole della mia fiducia. Io amo la mia città e amo la politica, e non posso permettere che la politica, nella città che amo, sia esercitata con queste modalità”.