Una devozione di sei secoli
Le vicende delle chiese e della Confraternita a Carpi intitolate a san Nicola da Tolentino
di Andrea Beltrami
A Carpi il culto e la devozione a san Nicola da Tolentino (1246-1308), dell’Ordine degli Agostiniani – la cui memoria liturgica ricorre il 10 settembre – cominciò fin dal secolo XV quando vi si stabilirono i religiosi del predetto Ordine, prendendo residenza nel vecchio borgo di san Marco (nell’area oggi compresa tra via Sbrillanci, Carducci e Arletti) dove Elisabetta Migliorati, moglie di Giberto II Pio, aveva messo a disposizione un giardino di sua proprietà. Già dal 1448 gli Agostiniani iniziarono la costruzione di una chiesa all’interno della quale, nel 1476, venne eretta una cappella dedicata a san Nicola da Tolentino, officiata dalla confraternita omonima che vantava un nutrito numero di iscritti.
Questo aumento di adesioni e lo sviluppo del culto verso il santo di Tolentino portò la confraternita all’erezione di una chiesa dedicata a san Nicola, per poter meglio organizzare la propria attività religiosa e assistenziale, che sorse nei pressi dell’orto degli Agostiniani (oggi via Luigi Einaudi angolo via Bononi) nel 1495. La chiesa venne ampliata alla fine del Cinquecento mentre, nel 1749 su disegno di Giuseppe Toschi, fu interessata da un significativo restauro. Anche la confraternita si ingrandiva, arrivando ad ottenere da papa Giulio II il privilegio di esenzione da qualunque autorità civile. Nel corso del XVII secolo venne in possesso di una cospicua eredità proveniente dal carpigiano Giovan Battista Alessandrini (il cui ritratto, presente nel patrimonio della confraternita, si trova ora presso il Museo Civico di Carpi) che le permise di aprire due scuole, una di filosofia e l’altra di diritto. A seguito delle soppressioni, nel 1770 vi fu lo scioglimento del sodalizio con il conseguente trasferimento dei beni all’Ospedale degli Infermi, mentre due anni dopo la chiesa venne chiusa, venduta e in parte demolita.
Nel 1822 il restante complesso ampiamente rimaneggiato è adi-bito ad abitazione civile e, forse, proprio questa destinazione d’uso ha permesso la conservazione di parte della facciata della chiesa, ancora oggi visibile su via Einaudi (fatto raro viste le trasformazioni urbanistiche che hanno interessato moltissime città e paesi), dove ci si imbatte nel portico, che precedeva la facciata (di cui si legge ancora il corpo), al di sopra del quale erano le stanze adibite alle riunioni confraternali. Interessanti le colonnine sormontate dai capitelli in cotto che sostenevano le volte a crociera come pure sono ancora visibili, nel cornicione, i mattoni a “T” o a dente di sega, tipici degli stilemi rinascimentali locali. Oltre alle tracce dell’antico edificio rimangano altre testimonianze di questa devozione a san Nicola da Tolentino: al Museo Civico sono conservate la tavoletta con la Gloria di san Nicola da Tolentino e i confratelli, opera di Bernardino Loschi, di cui è anche l’affresco con il Santo, un tempo facente parte del muro dell’altare della chiesa a lui dedicata. Presso il palazzo vescovile di Carpi è conservata la pala dell’altare della chiesa di san Nicola, opera di Teodoro Ghisi del 1574 e raffigurante la Madonna in Gloria d’Angeli con san Nicola da Tolentino e Lorenzo (quest’ultimo rappresentato in quanto la chiesa venne consacrata il 10 agosto, memoria di san Lorenzo); al Museo diocesano è esposto un reliquiario antropomorfo (in questo caso a forma di braccio) contenente una reliquia del Santo, interessante oggetto in argento del secolo XVII che testimonia la dotazione della confraternita.
Nonostante le vicende che hanno interessato chiesa e confraternita, la devozione al santo tolentinese è sempre rimasta, al punto che venne ereditata dalla Compagnia del suffragio presso la chiesa di san Bernardino da Siena (ricordiamo che san Nicola era invocato come intercessore presso le anime purganti). A seguito delle soppressioni anche la Compagnia ebbe momenti difficili per riprende, poi, l’attività nella cappella del cimitero urbano, dedicata a san Nicola da Tolentino. Era un piccolo oratorio, semplice e disadorno come possiamo vedere da una foto d’epoca che lo immortala all’interno del camposanto, tuttavia svolgeva funzione di culto e di accoglienza del sodalizio. Aveva un unico altare con un paliotto in scagliola e un dipinto secentesco raffi gurante la Madonna di san Luca e i santi Antonio di Padova e Nicola da Tolentino, ora al Museo civico. Con la ricostruzione del nuovo cimitero anche l’oratorio venne demolito e sostituito dalla attuale chiesa in stile neogotico su progetto di Domenico Malaguti (1927) intitolata a san Nicola da Tolentino, continuando il riferimento cultuale che nei secoli ha caratterizzato una confraternita e una chiesa a lui dedicata.