Celebrate le esequie di Maria Catellani Bigarelli
Grande partecipazione e commozione alle esequie di Maria Catellani Bigarelli, celebrate il 30 agosto in San Giuseppe Artigiano. Pubblichiamo il saluto del vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, e i ricordi e le riflessioni dei figli della signora Maria, don Luca, don Alberto e Antonella
Grande partecipazione e commozione nel pomeriggio di mercoledì 30 agosto alle esequie di Maria Catellani vedova Bigarelli, presiedute nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Carpi dal vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, e concelebrate dai due figli sacerdoti della signora Maria, don Alberto e don Luca, e da numerosi presbiteri della Diocesi di Carpi e della Diocesi di Parma. Presenti i figli, i nipoti e i familiari tutti di Maria, a cui si sono uniti nella preghiera i tanti amici suoi e dei figli, come segno di profonda riconoscenza per quanto questa mamma ha compiuto di bene per la Chiesa e la comunità carpigiana, insieme all’amato sposo Nino.
Dopo la Messa, la signora Maria è stata sepolta nel cimitero urbano di Carpi, accompagnata dai figli che hanno intonato per lei, fino all’ultimo, canti di lode al Signore e di fede nella risurrezione.
Riportiamo qui di seguito il messaggio del vicario generale, che ha espresso la vicinanza del vescovo Erio Castellucci – impossibilitato a partecipare alle esequie – i ricordi e le riflessioni dei figli di Maria e Nino, don Luca, don Alberto e Antonella Bigarelli.
V. P.
Monsignor Gildo Manicardi
Sorelle e fratelli carissimi, come tanti altri sacerdoti della diocesi sono qui perché ho conosciuto abbastanza bene la signora Maria fin dal 1958. La prima volta che l’ho vista era una giovane signora con tanti figli. Dunque, sono qui per me, ma devo anche rappresentare il Vescovo che non può essere qui perché è in Friuli per la settimana prevista con i giovani preti e non era in grado di tornare. Mi ha chiesto di garantirvi la sua preghiera, il suo saluto a don Alberto, a don Luca, agli altri figli e a tutti voi che siete qui. Ritengo che sia bene affidare il ricordo di Maria a don Luca, che parlerà dopo il Vangelo, a don Alberto, che parlerà dopo la comunione, e anche ad Antonella.
La diocesi tutta desidera esprimere grande riconoscenza a Maria e certamente anche a Nino, il suo coniuge, per quel “focolare cristiano” da cui è venuto fuori molto Vangelo, un impegno cristiano grandissimo. Spero di non fare torto a nessuno ma direi che non si può non ricordare la comunità della Cattedrale, di cui i Bigarelli sono stati grande parte, e certamente anche San Giuseppe. Per esempio, don Lino venne con Paolo, che dei fratelli è il mio coetaneo, e quindi l’ho in mente molto bene. A lungo io ho ammirato il lavoro che Franco, che ha accolto la mamma in cielo, ha fatto a Cibeno. Poi c’è anche Guido, che ha lavorato qui a San Giuseppe ed è stato poi nel cammino neocatecumenale. Ma tutti loro hanno dato una grande testimonianza. Vorrei ricordare anche don Renzo Catellani, che di Maria era il fratello. Allora io ho accettato questa presidenza – nella celebrazione delle esequie, ndr – per motivi personali ma anche perché sia chiaro, per il ruolo che rivesto adesso, che la diocesi di Carpi si rende conto di quanto ha ricevuto dal Signore attraverso Maria, Nino e i loro molti figli.
Don Luca
Quando celebro un funerale, c’è una cosa che ripeto sempre. Voglio ripeterla anche oggi, è una delle nostre perle della fede cristiana, e cioè che la fede cristiana ha avuto inizio non da un tempio, non da una piazza, ma da un cimitero, quando quell’uomo, Gesù di Nazareth, portato al cimitero, è stato visto tornare vittorioso. Questo già dice tanto della bellezza della nostra fede.
Anzitutto voglio fare due ringraziamenti e poi due brevissime riflessioni. Il primo ringraziamento va al Padre, perché Maria, la nostra mamma, è stata una figura per noi tanto tanto preziosa, intanto per averci portati alla vita ed amati, poi ha avuto tanta fiducia in noi, ci ha lasciato tanto liberi anche quando sbagliavamo, quindi veramente un cuore grande.
Poi la sua apertura verso il nuovo, perché lei veniva da una educazione cattolica molto tradizionalista, molto legata ai precetti da osservare. Lei ti guidava il rosario in latino nel mese di maggio, lei stessa non capiva quello che diceva, però ha voluto adeguarsi allo spirito del Concilio Vaticano II. E anche per questo la ammiro molto. Poi, ancora, la sua capacità di accoglienza e di ospitalità, diversi di voi sono stati a casa nostra, poiché era una mezza parrocchia, un oratorio, con il ping pong e il biliardino… Maria era sempre pronta anche a preparare un piatto. Nonostante fossimo già in otto, la casa accoglieva anche bambini in affido, ospiti adulti, quasi un anno sono stati ospitati dai nostri genitori. Quindi, un grande ringraziamento va al Padre!
Il secondo ringraziamento va a voi perché siete venuti, perché state condividendo con noi questo momento di dolore sereno… un dolore sereno. Quindi i familiari, i parenti, gli amici, tutti i fratelli e le sorelle che fanno parte delle diverse comunità parrocchiali da cui venite. Anche dalla mia attuale, Ponte Taro (Diocesi di Parma, ndr), ho visto che ci sono alcuni miei parrocchiani. Vi ringrazio, vi ringraziamo tantissimo. C’è anche don Valerio che viene da Parma, ex parroco dove sono io adesso.
Ecco ora le due brevi riflessioni. Il Vangelo che abbiamo scelto. Ci sono due persone sotto la croce, Maria, la madre, che è anche il nome della nostra mamma, e Giovanni, l’altro discepolo, il discepolo che Gesù amava. Io voglio fare un accostamento un po’ audace, però lo trovo suggestivo. Allora, Maria e Giovanni: nostro papà si chiama Nino, ma Nino è un diminutivo di Giovanni, Giovannino. Maria e Nino sotto la croce: così come Maria e Giovanni l’apostolo hanno testimoniato fin sotto la croce la loro fedeltà a Gesù, il figlio e il maestro, così è bello pensare che Maria e Nino, i nostri genitori, sono stati fedeli, fedeli fino all’ultimo. Ecco di questo veramente c’è da ringraziare il Signore.
Il secondo aspetto è quando Gesù dice “donna ecco tuo figlio”, “ecco tua madre”, e poi si legge nel Vangelo che da quell’ora il discepolo “Nino” la accolse con sé. Ecco quello che vogliamo pensare oggi è che Nino sta accogliendo Maria e magari c’è Franco che sta aprendo la porta per farli entrare. Io dicevo, come battuta, che Maria non ha bisogno del Purgatorio e va già in Paradiso, anche perché noi suoi figli siamo stati il campo di prova della sua fede.
Infine, l’ultima parola è la parola “arrivederci… Maria!”.
Don Alberto
Mamma carissima, la prolungata malattia è giunta al termine. Hai raggiunto il tuo amato Nino, che ci ha lasciato nel 1994, e i tuoi due figli, Franco, nel 2008, e Giovanna, che ci ha lasciato per problemi cardiaci dopo otto giorni dalla sua nascita. A dire il vero, mamma, in questi ultimi anni ci avevi già lasciati. L’Alzheimer ti aveva allontanata, pur abitando in una casa tua, non parlavi più, non camminavi più, passavi dal letto alla poltrona, dalla poltrona al letto. Noi ti riconoscevamo ma quanto tu ci guardavi – se è vero che ci guardavi – noi ci sentivamo lontani, estranei, quasi sconosciuti. Sei stata una donna forte, sana, robusta. Dopo le ore di lavoro del mattino al telegrafo, alla posta, c’erano due posti privilegiati dove potevamo trovarti, la lavanderia e la cucina. Non a caso Franco aveva messo due cartelli, sull’ingresso di entrambi questi luoghi, con la scritta: “questo è il regno di Maria”. Dopo cena, spesso, stiravi, rammendavi, cucivi. Se non avevi molto tempo per ascoltarci, hai avuto il grande merito, insieme al babbo, di darci fiducia. Io, ad esempio, ho potuto studiare e viaggiare. Ricordo con piacere, quando eri per casa e passavi accanto al babbo, che gli dicevi: “lo sai, eh, che ti voglio bene!”. C’è sempre stata tra voi una bella intesa che irradiava in famiglia una grande serenità. I miei primi amici sono stati i miei fratelli.
Ti si addicono, mamma, alcuni passaggi del libro biblico dei Proverbi. Cito: “una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto… Si cinge forte i fianchi e rafforza le sue braccia… Non teme la neve per la sua famiglia perché tutti i suoi familiari hanno un doppio vestito… Apre la sua bocca con saggezza e la sua lingua ha solo insegnamenti di bontà. Sorveglia l’andamento della casa e non mangia un pane di pigrizia. Sorgono i suoi figli e ne esaltano le doti, suo marito le tesse l’elogio. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare”. Fin qui si legge nel libro dei Proverbi.
Mamma, noi siamo nel tuo cuore e tu nel nostro e sei con noi. Dal cielo ci accompagni e intercedi ancora per noi con amore.
Antonella
Io volevo dire innanzitutto grazie ad ognuno di voi per la vostra presenza che ci abbraccia e ci ricolma di amore e di affetto, grazie. Salutiamo mamma Maria accompagnati da un sentimento di gratitudine e ringraziamento al Signore per il lungo tempo che ce l’ha donata. Ringraziamo mamma Maria per averci insegnato l’amore per la famiglia e, insieme al suo sposo, il nostro babbo Nino, ci hanno dimostrato la generosità, l’apertura, l’ospitalità, l’accoglienza. Gli ultimi anni di vita sono stati faticosi per l’invalidità che l’ha costretta alla non autosufficienza e soprattutto all’impossibilità di comunicare, ma una cosa preziosa il Signore gliel’aveva lasciata, e cioè il sorriso con cui riconosceva le persone care. Un dono prezioso, il sorriso, parla da solo e chi lo riceve ne ha un gran bene. Comunque, la nostra presenza qui non vuole limitarsi all’elogio di una buona mamma fedele, ma è il celebrare la fede in una vita che non ci viene tolta ma trasformata; il credere nella promessa di una vita eterna che Gesù con la sua Resurrezione ha donato ad ogni uomo. Non siamo qui a celebrare una morte, ma una vita, una vita che vince la morte in Gesù, che dice: “Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno”.
L’augurio che facciamo a noi stessi e anche ad ognuno di voi è che lo Spirito Santo ci dia di vivere nel cuore l’attesa gioiosa del ritorno di Gesù. Grazie.