Incontro con il missionario carpigiano Enrico Decaroli
Enrico Decaroli, farmacista carpigiano e missionario del movimento dei Focolari nella Repubblica Democratica del Congo, ha portato la sua testimonianza nell’incontro organizzato lo scorso 20 luglio a Quartirolo dal Centro Missionario Diocesano
Si è svolto presso l’Aula Liturgica della parrocchia di Quartirolo, il 20 luglio scorso, l’incontro, organizzato dal Centro Missionario, con Enrico Decaroli, missionario a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Tra i partecipanti erano presenti anche Anna Biancardi e Sofia Caferra, rientrate il 14 luglio dalla loro esperienza presso la missione di Anna Tommasi a Lunzu in Malawi.
Enrico, nativo di Santa Croce di Carpi, nella giovinezza ha frequentato l’Azione Cattolica per poi avvicinarsi al Movimento dei Focolari a cui si è consacrato nel 2006. La sua prima missione è stata a Palermo, poi in Camerun e infine nella Repubblica Democratica del Congo, dove tuttora presta il suo servizio. In questo paese il Movimento dei Focolari ha diverse opere sociali tra cui due ospedali e scuole.
Enrico vive in una comunità maschile di sette persone. La sua giornata è scandita dal lavoro in ospedale come farmacista, dalle attività della vita comunitaria e, nel fine settimana, da quelle con i bambini e i giovani. Il carisma che illumina l’agire di Enrico nell’opera di diffusione del Vangelo è quello di portare l’amore fraterno nella carità e di fare emergere la presenza di Gesù nelle relazioni: “solo in questo modo è possibile ricevere la spinta per affrontare ogni sfida quotidiana” sottolinea il missionario.
Nonostante il Congo sia una repubblica democratica, il clima che si respira è più quello di una dittatura, dove miseria e povertà schiacciano la stragrande maggioranza della popolazione e la minoranza dei ricchi e potenti tiene in pugno, con forza, l’enorme patrimonio di ricchezze del sottosuolo tra cui i giacimenti di Coltan, preziosa materia prima utilizzata per la tecnologia touch screen. Lo stato di guerriglia che dura da vent’anni, al confine con il Ruanda e l’Uganda, voluto e mantenuto da governo, multinazionali e grandi potenze, ne è la prova. Anche la morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, avvenuta a causa di un’imboscata, nel febbraio del 2021, rientra nell’ottica politica di mantenere il controllo, eliminando personaggi “scomodi” che hanno a cuore i diritti delle persone a scapito del proprio interesse.
Pur nella miseria, la gente conserva la gioia dello stare insieme, condividendo i valori cristiani. “Le persone comprendono che noi abbiamo lasciato la nostra cultura e ricchezza per stare con loro, da questa consapevolezza essi maturano la gioia del condividere con noi e con dignità, quel poco che hanno, anche nella miseria” dice Enrico e continua sottolineando che questa condivisione consiste non solo nell’aprire la propria casa e nello spezzare il pane, ma anche semplicemente nel trascorrere tempo insieme, intrecciando le proprie vite anche solo per un breve tratto.
Il Congo è un paese a maggioranza cattolica, è stata la Chiesa attraverso i missionari che, guardando le esigenze della gente, ha portato educazione e sanità che funzionano, a differenza di quelle statali dove chi le gestisce cerca sempre qualche tornaconto personale. Il valore aggiunto che caratterizza scuole ed ospedali cattolici sta nell’importanza data alla persona attraverso la carità. La fede è fortemente sentita soprattutto tra i giovani, per questo si registrano tantissime vocazioni sia nei seminari che nelle varie congregazioni. Di queste, anche la chiesa di Carpi ne beneficia, attraverso i sacerdoti congolesi in servizio nelle varie parrocchie della diocesi.
A gennaio di quest’anno, durante la visita di Papa Francesco in Congo, Enrico ha subito un’aggressione a scopo di rapina che si è risolta con qualche contusione, una volta consegnato il denaro. Questa è stata per lui l’occasione concreta di vivere l’insegnamento del Papa sul valore del perdono attraverso il servizio, la carità e il rispetto. Durante la visita il pontefice è rimasto impressionato dall’enorme quantità di persone radunatesi ai bordi della strada per salutarlo. Egli ha per loro rinunciato alla sicurezza percorrendo i 7 chilometri di strada con la macchina scoperta, per avvicinarsi il più possibile a questa umanità. Nell’omelia rivolta ai giovani, ha rimarcato la bellezza del contatto con la gente, denunciato la corruzione e lanciato il monito: “giù le mani dall’Africa!”.
Enrico conclude la sua testimonianza rispondendo ad una domanda sulla realizzazione della propria vocazione. La scelta di consacrarsi per lui è stata nella libertà. Oggi può confermare che quella scelta gli ha permesso di realizzarsi umanamente: “adesso so che mi sento realizzato nella vita quando riesco a donare quel poco che ho agli altri, nonostante la consapevolezza che si riceve di più dagli altri di quanto si riesca a donare”.
Info: solmiss.wordpress.com
A cura del Centro Missionario Diocesano di Carpi
Da sinistra don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario Diocesano, e Enrico Decaroli