Omelia di don Fabio Barbieri alle esequie di Miriam Treglia
Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da don Fabio Barbieri, parroco di Mirandola, alle esequie di Miriam Treglia, celebrate venerdì 28 luglio
Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da don Fabio Barbieri, parroco di Mirandola, alle esequie di Miriam Treglia, celebrate venerdì 28 luglio, nel Duomo di Santa Maria Maggiore a Mirandola.
Nei messaggi, che hanno iniziato a circolare subito dopo che si è saputo della morte di Miriam, ricorreva la frase: “Non ci sono parole. Non ho parole”. Oggi, anche per me, lo confesso, è difficile trovare le parole. Ne ho trovate però tre.
La prima è: Perché?. E’ la domanda che è ritornata continuamente, in questi mesi, nella mente e nel cuore di tutti. E anche nelle preghiere. Perché Signore? Perché proprio Miriam? Perché così giovane? Perché tanto dolore? E’ una domanda necessaria, da cui non si può prescindere: non c’è vita senza perché.
E’ una domanda preziosa: anche Gesù l’ha pronunciata in croce, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, abbiamo sentito poco fa nel Vangelo.
E’ una domanda, per lo più, senza risposta, almeno nell’immediato, e non secondo i nostri pensieri, i nostri tempi. E’ una preghiera, uno dei modi con cui viviamo il nostro dialogo con Dio. Si può pregare stando davanti a Dio dicendo: Signore, perché?
La seconda è: Amen. Con un amen si concludono le nostre preghiere, le nostre celebrazioni. Tutte.
Con un amen si dovrebbe concludere la nostra vita, se è vissuta come preghiera, come culto a Dio, come sacrificio gradito a Dio, in comunione con Lui.
E’ stato così per Gesù. Quando in croce dice “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” e poi “Tutto è compiuto” dice il suo amen che è parola di fede, dichiarazione di fede, certezza di fede.
Così si è conclusa anche la vita di Miriam. Fino a quando è stata cosciente, fino al giorno prima della sua morte, con i suoi genitori ha parlato di Gesù, di cielo, di paradiso. E’ stato il suo modo, con la sua famiglia, di dire amen.
La terza è: Alleluia. Una parola che potrebbe suonare inopportuna in questo momento se si pensa alla carica di gioia, di festa che porta con sé. Una parola quanto mai necessaria se si pensa al suo significato pasquale. Dopo il suo battesimo, la sua prima vera Pasqua, dopo le pasque annuali che Miriam ha sempre vissuto, ora è il momento della Pasqua definitiva. Danilo (il papà di Miriam, ndr) direbbe “è il matrimonio di Miriam con Gesù”. Miriam, come abbiamo sentito nel Vangelo, non è qui, è risorta.
Per questo possiamo dire Alleluia.
Queste tre parole mi hanno fatto venire in mente i brani del Vangelo che stiamo ascoltando in queste domeniche entro le quali è incastonata la celebrazione delle esequie di Miriam.
Come ci ricordava il Vangelo di domenica scorsa, un buon seme Dio ha seminato nella nostra vita. Possiamo dire che ha seminato un buon seme in Miriam. Il terreno buono della sua famiglia e, oso dirlo, il terreno buono della nostra comunità ha portato il seme a maturazione.
Ma sempre il Vangelo di domenica scorsa parlava anche di mietitura. Sappiamo che questa operazione nei campi ha bisogno di un tempo preciso, non si può fare né prima né dopo. Nella nostra vita può accadere, come per Miriam, che la mietitura avvenga, secondo noi, troppo in anticipo. Ma, a differenza di quello che accade in natura, il frutto, Miriam, era maturo e abbondante.
E se penso alle parabole di domenica prossima: Miriam il suo tesoro lo aveva trovato, la sua perla preziosa se l’era aggiudicata. Il tesoro è Gesù, il tutto, è Lui quello di cui abbiamo veramente bisogno, è Lui il tutto nella vita.
Allora forse manca una quarta parola: Grazie.
Grazie a Dio seminatore efficace, mietitore misterioso, che non si è lasciato sfuggire la preziosità di questo frutto e di questo raccolto.
Grazie a Miriam, per come ha vissuto i suoi vent’anni, per l’impegno profuso nella nostra comunità finché è stata bene e per l’esempio di fede e di pazienza che ci ha dato nella malattia.
Grazie alla sua famiglia, papà, mamma, Aurora, i nonni, il suo fidanzato, per la grande fede e dignità che hanno dimostrato in questi mesi e in questi ultimi giorni strazianti.
Grazie a tutti voi che siete qui, alla nostra comunità parrocchiale, a tutti quelli che hanno pregato per Miriam nei momenti comunitari e individualmente e sono stati vicini a lei e ai suoi cari in ogni modo.
Miriam ci lascia un grande esempio, ci passa il testimone.
Amen. Alleluia.
Don Fabio Barbieri
Parroco di Santa Maria Maggiore in Mirandola