Adolescenti in crisi: sul punto intervengono le psicologhe Maria Corvese e Nicole Bedetti
"Al Centro Adolescenza le richieste riguardano i disturbi emotivi più comuni: ansia, tristezza, disturbi dell’adattamento"
Maria Silvia Cabri
Allarme stress tra bambini e adolescenti: depressione, ritiro sociale, drop out scolastico (dispersione), autolesionismo e tentativi di suicidio. Recenti analisi hanno evidenziato questo preoccupante quadro di fenomeni in costante aumento. Sul punto intervengono le dottoresse Maria Corvese, psicologa responsabile dell’Unità operative Centro Adolescenza Ausl, e Nicole Bedetti, psicologa del Progetto RI-SO Carpi.
Dottoresse, quanto secondo questo quadro voi corrisponde al reale?
Il Covid ha generato un malessere psicologico in tutte le fasce d’età. In tutti i servizi nel 2021 si sono registrati picchi di richieste di aiuto psicologico. Per la fascia 11-19 anni si è trattato di un’accelerazione di crescita di una domanda di cura psicologica il cui trend era già ascendente. Come se i nodi di malessere fossero arrivati al pettine tutti in una volta.
Sul nostro territorio quali sono i fenomeni più diffusi?
Al Centro Adolescenza le richieste riguardano i disturbi emotivi più comuni: ansia, tristezza, disturbi dell’adattamento.
Ritiro sociale: un termine che ricorre sempre più di frequente. Sono stati fatti laboratori recentemente, che riscontri avete avuto?
I laboratori hanno permesso agli adulti, soprattutto genitori, di portare domande e confrontarsi rispetto al proprio ruolo educativo. I partecipanti hanno condiviso la necessità di capire meglio quali sono le sfide che i ragazzi devono affrontare oggi per crescere. Tra queste la socializzazione con i pari: avviene attraverso strumenti e linguaggi apparentemente distanti e poco comprensibili e che richiedono agli adulti lo sforzo di di andare alla ricerca dei significati che comportamenti e abitudini nuove possono veicolare. Durante gli incontri i partecipanti hanno avuto la possibilità di condividere il peso emotivo di alcune difficoltà vissute dai propri figli e nella relazione con loro, sperimentando quanto sia importante non isolarsi a propria volta. Il progetto RI-SO, progetto di intercettazione precoce del ritiro sociale dell’AUSL di Modena, nasce proprio per mettere al centro il bisogno di connessione di genitori, insegnanti, operatori impegnati nel sostegno dei ragazzi che rischiano di isolarsi dai contesti sociali e dalle relazioni con i pari. Sono al momento 20 gli adolescenti per le cui famiglie è stato attivato un percorso di consulenza del progetto RI-SO nel periodo gennaio-giugno 2023 nel distretto di Carpi.
Stress e ansia: tanti ragazzini e ragazzine, già dalle scuole medie dicono di soffrirne. Grido di allarme serio o richiesta di attenzione?
Ansia, relazioni con i pari, stress legato alla scuola, sono da anni i temi che i ragazzi portano agli sportelli di consulenza delle scuole secondarie di primo e di secondo grado. Nel Distretto di Carpi ce n’è uno in ogni scuola. Registriamo che le giovani generazioni usano bene i servizi messi a loro disposizione. Chiedono consulenza anche allo sportello psicologico Free Entry del Comune di Carpi così come al Centro Adolescenza e allo Spazio Giovani Consultorio della AUSL di Modena. I temi che portano a questi servizi sono i medesimi: ansia, tristezza, problemi di relazione, insicurezze rispetto alla propria adeguatezza fisica, emotiva, relazionale. Sono i temi centrali in questo periodo di crescita. Ci sono anche molti genitori che utilizzano bene i servizi di consulenza messi a loro disposizione soprattutto dal Centro per le Famiglie dell’Unione Terre d’Argine.
Sono più fragili i giovani di oggi?
È cambiato il nostro modo di crescere i figli. Li pensiamo molto prima di concepirli, aspettiamo il momento giusto per farli arrivare e li facciamo atterrare in una famiglia affettiva: attenta ai loro bisogni, a farli felici, a sviluppare le loro capacità, a coltivare le loro doti. In passato i figli erano forgiati perché entrassero nel posto che la società prevedeva per loro; oggi li cresciamo affinché si realizzino e siano felici. Raggiungere questo obiettivo ci fa sentire genitori buoni e capaci. Di conseguenza noi stessi genitori siamo disarmati di fronte al loro insuccesso, alla loro sofferenza, alla rabbia e al conflitto con loro. È come se si creasse l’aspettativa che, avendoli allevati con tanto amore, non dovessero esserci problemi.
Questo cosa può comportare?
I ragazzi crescono poco avvezzi alla frustrazione che tende a essere vissuta come la prova di non andare bene. Ogni fallimento o difficoltà diviene la prova di non avere talento per quella cosa, si tratta di qualcosa che mette in luce una difettosità del sé; piuttosto che un ambito che migliorerà con l’allenamento e la tenacia. Anche gli stati emotivi come la tristezza e l’ansia rischiano di essere vissuti come segnale d’inadeguatezza, perché l’aspettativa è quella di non soffrire. D’altra parte vedere un figlio triste, in ansia o che non si sente adeguato, fa entrare il genitore stesso in difficoltà. Come mai mio figlio sta male? A questa domanda possono esserci varie risposte. Sono stato un cattivo genitore. Lui ha qualcosa che non va. Gli abbiamo dato tutto, quindi se sta male ha delle storie.
Cosa possono fare gli adulti per aiutare questi ragazzi sempre più in crisi?
Paradossalmente a volte la cosa migliore non è cercare la risposta giusta a questa domanda, ma mitigare le nostre aspettative nei loro confronti e ascoltare le difficoltà dei ragazzi senza drammatizzare, aiutandoli a tollerare gli stati d’animo negativi, magari condividendo con loro le volte che anche noi adulti ci siamo sentiti così. Avendo la pazienza di aspettare che arrivi il momento giusto per farlo.