Intervista a Daniele Coluzzi
CulturalMente, una rubrica di Francesco Natale.
Daniele Coluzzi è un Professore con la “P” maiuscola. Un Professore appassionato delle materie che divulga ai ragazzi. Ma a lui non basta trasmettere cultura nelle quattro pareti di un’aula scolastica. Coluzzi ha, infatti, degli attivissimi canali social seguiti da innumerevoli migliaia di appartenenti alla nuova generazione. Numeri veramente da capogiro sintomo del fatto che la cultura, se ben comunicata, può veramente attrarre anche degli imberbi fruitori del web. In questo nuovo “pezzo” di CulturalMente ho avuto il piacere di poterlo intervistare. Dato il periodo non potevano mancare delle domande in merito agli Esami di Maturità, oltre a quelle riguardanti il suo libro “Io sono Persefone” (Rizzoli, 2022). Già, un libro. Coluzzi infatti è anche uno scrittore di successo. “Io sono Persefone” è un romanzo per giovanissimi ambientato in un’epoca lontana, quella classica, capace di sfatare ancora una volta il falso mito dei ragazzi disinteressati alle epoche distanti migliaia di anni da quella degli smartphone.
Siamo in pieno periodo di Esami di Maturità. Se la ricorda la sua “notte prima degli esami”?
Sì, ricordo benissimo quella sensazione dolceamara che si prova quando qualcosa sta per finire. Ricordo molta tristezza! Dire addio è sempre difficile, e dirlo alla scuola lo è ancora di più: nonostante non vedessi l’ora di uscire da lì, ero consapevole che qualcosa stava finendo per sempre.
E ora come vive il periodo degli Esami di Stato?
L’anno scorso ho portato alla maturità una classe che avevo seguito per ben 5 anni: è stato emozionante, e ho riprovato in parte quella sensazione di tristezza di cui parlavo. Quest’anno è diverso, i miei studenti hanno un commissario esterno, e io non potrò seguirli da vicino. In ogni caso, vivere ogni anno questi piccoli addii è la parte più bella e più brutta del mio lavoro.
Le sono piaciute le tracce della prima prova?
Molto, dico la verità. Ci si poteva risparmiare qualche provocazione, che non ho apprezzato, ma il resto delle tracce permetteva finalmente agli studenti di trattare temi caldi, dell’attualità, di cui discutono anche gli adulti. La scelta di Quasimodo e Moravia poi è stata azzeccata: ha ricordato a tutti noi docenti che questi autori vanno letti e studiati, perché ci raccontano qualcosa sulla nostra contemporaneità. Dovremmo imparare ad andare oltre il primo Novecento, in classe.
Parlando del suo libro per ragazzi “Io sono Persefone”, con quale spirito lo ha scritto? Con quello del professore o del divulgatore social?
Voglio pensare di averlo scritto con lo spirito dello scrittore. Nel mondo di oggi, uno scrittore che sceglie di parlare di mitologia, è anche un divulgatore, perché abbiamo il compito di non perdere traccia di queste storie che costituiscono un patrimonio culturale per tutti noi.
Perché ha deciso di rivolgersi ai più giovani?
Ho pensato al pubblico più giovane e al mio ruolo di professore, mentre scrivevo: era importante, per me, che anche loro potessero godere della storia di Persefone, e che questi non rimanessero sempre e soltanto argomenti per un pubblico adulto specializzato.
Il romanzo profuma di antichità. Perché è importante ancora oggi parlare di dei ed epoche ormai remote?
Innanzitutto questi argomenti affascinano ancora molto: la mitologia e la storia del mondo classico sono vive tra noi, e questo è bellissimo. Oggi, più che mai, è importante instaurare un dialogo con quel mondo così lontano perché ci permette, procedendo per analogie e per differenze, di interpretare meglio il nostro.