Dai muri alle relazioni
Ricostruzione e sostenibilità quale futuro per le comunità.
di Luigi Lamma
La ricostruzione post sisma avanza e ha raggiunto un altro obiettivo restituendo alla comunità di Mortizzuolo (Mirandola) un edificio funzionale oltre che prestigioso da un punto di vista storico e architettonico come la canonica. Un intervento complesso, i cui aspetti tecnici sono descritti nel servizio all’interno e nelle video interviste realizzate nel corso dell’inaugurazione, sicuramente oneroso e non definitivo in quanto nell’area parrocchiale insistono, ancora in attesa di intervento, la chiesa e il piccolo teatro. Questa premessa, oltre a condividere la gioia di una comunità e ad apprezzare l’impegno professionale di numerosi tecnici, interni ed esterni alla diocesi, coinvolti nei lavori, può offrire anche il punto di partenza per una riflessione più ampia, auspicata anche nel Cammino Sinodale, sull’utilizzo e sulla sostenibilità economica del patrimonio immobiliare di diocesi e parrocchie.
I nostri lettori avranno notato con quanta regolarità e dettagli sulle pagine di Notizie si insiste sul valore della compartecipazione al sostegno economico della chiesa cattolica attraverso la firma per l’8xmille e le offerte per il sostentamento del clero. Sul numero scorso è stato pubblicato il rendiconto annuale sull’utilizzo dell’ 8xmille, circa 1 milione di euro ripartiti quasi equamente tra interventi caritativi e le necessità pastorali e le manutenzione degli immobili. Con altrettanta puntualità si dovrebbe provvedere nella comunicazione ordinaria a tutti coloro che frequentano le parrocchie perché se non interviene un’inversione di tendenza, ovvero un incremento di firme e di offerte, il gettito a disposizione delle diocesi è destinato a ridursi in modo preoccupante.
Di fronte ad uno scenario che sta cambiando sempre più rapidamente sia all’interno della chiesa che nel tessuto sociale (diminuzione dei sacerdoti e dei parroci residenti, ricorso alle unità pastorali, inverno demografico, spopolamento delle frazioni e delle aree più disagiate…) si pone l’urgenza di mettere in atto quel discernimento sulla “dieta pastorale” che il vescovo Erio aveva auspicato, ancor prima dell’avvio del Cammino Sinodale, alla partenza del percorso di collaborazione tra le due diocesi ora sotto la sua guida.
Il percorso della ricostruzione va avanti, scandito dagli aggiornamenti periodici forniti dall’ufficio diocesano per il patrimonio immobiliare, ma non sfugge l’entità degli interventi ancora da realizzare (si pensi solo alle chiese parrocchiali di tre comuni capoluogo come Novi, Concordia e San Possidonio). E’ una strada obbligata, ma che impatto avranno sul piano economico, sia per arrivare al fatidico “fine lavori” e poi per garantirne il mantenimento a cominciare dai costi vertiginosi per le utenze che stanno mettendo alla prova i bilanci parrocchiali? In un recente articolo pubblicato sulla rivista Settimana (EDB) si affronta questa delicata questione a partire dall’evidente crisi delle piccole comunità (sia ecclesiali che civili) che non può essere risolta solo dalla presenza di “luoghi” più o meno identitari (l’oratorio, il centro sociale, la chiesa…) ma andrebbe affrontata piuttosto sul piano della ricostruzione delle relazioni.
È un’emergenza esplosa in modo drammatico nelle aree dell’appennino romagnolo investite dall’alluvione e che preoccupa non poco i Vescovi di quelle diocesi rispetto al futuro di comunità davvero a rischio di spopolamento e agli interventi imponenti su chiese e altri immobili in uso alle parrocchie. Da qui la conclusione un po’ provocatoria dell’articolo citato, che vale anche per la situazione del nostro territorio come spunto per avviare un discernimento: “Non bisogna aver paura di affrontare un nuovo modo di gestire gli affari economici. La paura porta alla sfiducia e all’immobilismo. (…) Per fare ripartire le comunità, bisogna fare quello che una qualsiasi buona azienda in crisi cerca di fare: investire! Non sui muri, ma sulle persone. Ogni comunità deve avere persone che facciano del servizio alla comunità una professione/missione della propria vita. Bisogna trovarle, bisogna cercarle, mettersi con calma a studiare le varie candidature…”. Sarà questa una via condivisa e da esplorare?