Una bella compagnia di discepoli
Le “guide” del secondo anno sinodale
di Luigi Lamma
Siamo alle battute conclusive del secondo anno del Cammino Sinodale, come è stato più volte ribadito si tratta di un tempo privilegiato dedicato all’ascolto (2021-2023 fase narrativa) propedeutico all’assunzione di nuovi linguaggi e di un nuovo stile con i quali la Chiesa è chiamata a rivitalizzare la propria missione privilegiando l’essenzialità dell’annuncio cristiano con una presenza sempre più accogliente e protesa al servizio dei più poveri. Una tappa del Cammino Sinodale che quest’anno per la Chiesa di Carpi è stata arricchita da numerosi incontri con realtà della società civile, economiche, politiche, sociali e culturali con l’obiettivo di creare occasioni di ascolto e di confronto ma ha potuto anche godere di uno speciale accompagnamento. Infatti quando le strade si fanno impervie o i luoghi sono poco conosciuti, ci si affida abitualmente alle “guide”. Così è stato per il Cammino carpigiano che ha potuto contare su “guide” illuminanti la cui testimonianza profetica, a volte eroica o semplicemente da “santi della porta accanto”, ha rappresentato un costante richiamo ad una radicalità evangelica da incarnare in un “qui e ora” che interpella e provoca tutto il popolo di Dio.
Nell’autunno scorso c’è stato il ritorno di Nomadelfia, “profezia di giustizia e fraternità”, nei luoghi dove è sbocciato questo embrione di “vangelo vissuto” che lo Spirito Santo ha ispirato a don Zeno Saltini, insieme alla fraternità sacerdotale carpigiana-modenese che attorno a lui si costituì (allora nella logica profetica di una nuova civiltà e un nuovo modo di essere chiesa ma ora potrebbe essere dettata dalla situazione delle due diocesi), alle mamme di vocazione e alle famiglie aperte altra grande intuizione anticipatrice di tutte le molteplici esperienze di accoglienza poi maturate in ambito ecclesiale e non solo dopo il Concilio.
Ecco allora la prima “guida”, don Zeno Saltini e Nomadelfia, un prete e una comunità con le radici nella chiesa carpigiana a cavallo tra le due guerre mondiali del secolo scorso. Poi a febbraio di quest’anno abbiamo ricevuto l’annuncio della proclamazione a “venerabile” di Albertina Violi Zirondoli, la “maestra” come familiarmente viene chiamata dai carpigiani. Così si legge nella motivazione che ha portato all’avanzamento della causa di beatificazione: “Fedele Laica e Madre di Famiglia; si dedicò con gioia e senso di responsabilità agli impegni familiari e lavorativi, riuscendo a mantenersi in comunione con il Signore. Svolse l’attività di insegnante in sedi disagiate, conservando zelo e passione”. Più “santa della porta accanto” di così…famiglia, lavoro, attenzione ai più deboli abbracciati nel carisma dell’unità del Movimento dei Focolarini.
A maggio un’originale riscoperta del patrono San Bernardino da Siena per “risvegliare” dall’abitudine del “si è sempre fatto così”, per stimolare la creatività pastorale delle nostre comunità adeguando ai tempi linguaggi e comunicazione con cui si annuncia e si trasmette la fede, specie alle nuove generazioni.
Infine, è di questi giorni, l’incontro con un’altra “guida” del Cammino Sinodale carpigiano, il beato Odoardo Focherini. Nel ricordare il decennale della beatificazione (15 giugno 2013) con quella gioiosa celebrazione che portò coraggio e speranza alla comunità emiliana ancora ferita dal sisma, stupisce sempre l’attualità di questa fi gura, una santità vissuta nel quotidiano: la famiglia, il lavoro, l’impegno ecclesiale e civile ma anche la straordinarietà di una scelta, quella di non voltarsi dall’altra parte, di non cedere all’indifferenza di fronte al male sempre più efferato e oppressivo, fino al dono della propria vita.
Sorprende, e non è casuale, questo pluralismo di carismi e stati di vita, espressione di quell’amore trinitario che, come ha ricordato il Papa, riporta all’immagine di “una famiglia riunita a tavola dove si condivide la vita”: un prete, un religioso, una sposa e uno sposo…che meravigliosa compagnia. Non si può dire che la piccola chiesa di Carpi non manchi di modelli e di punti riferimento, nemmeno troppo lontani nel tempo, per mettere a frutto il Cammino Sinodale.
Le conclusioni le lasciamo al vescovo Erio, “catecheta della Chiesa italiana” come l’ha amabilmente definito il cardinale Bassetti sottolineando il suo impegno indefesso per una piena accoglienza di una “cultura sinodale” a livello nazionale e internazionale. Intervenendo alla recente assemblea dei referenti diocesani per il Cammino Sinodale Castellucci è stato come sempre molto esplicito nell’indicare la meta: “il discepolato è la cifra comune di tutti i battezzati. Il Maestro è unico, gli altri sono discepoli… Si deve adottare uno stile nuovo di essere Chiesa per la missione”. Un autentico discepolato per rinnovare presenza e missione della Chiesa: le nostre “guide” ne sono state capaci ora tocca a noi.