Chi ha orecchi intenda
Trame di bellezza, una rubrica a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro.
Dopo l’articolo “Il pontefice e i pontieri” cerchiamo oggi di approfondire le abilità di cui occorre munirsi nella costruzione di ponti tra Chiesa e società, abilità che ogni fedele dovrebbe maneggiare pena il risultare irrilevanti sul terreno dell’evangelizzazione del sociale. Una prima abilità, tanto cara e sottolineata nel corso dell’attuale Sinodo, è quella dell’ascolto. Ascoltare, mettersi in ascolto, Chiesa in uscita…, ma come concretamente? Occorre anzitutto coniugare la capacità di ascoltare se stessi, con onestà umana e spirituale, ascoltare l’interlocutore, con apertura fiduciosa, e ascoltare l’ambiente sociale e naturale, sapendo leggere i segnali inequivocabili che ci manda. Tutte azioni da agire parallelamente, che richiedono una buona dose di coraggio, di fiducia e di silenzio. Importantissimo l’ascolto altrui, lasciando spazio di espressione anche di contenuti non immediatamente graditi, con l’impegno di tentare, perché soltanto di tentativo si tratta, di osservare la realtà con un altro sguardo.
Il desiderio deve essere quello di cogliere un punto di vista altro, divergente, nella convinzione che il reale mai si esaurisce dal nostro personale punto di osservazione. Il panorama è molto, molto più vasto. Occorre approfondire con sincerità, con fiducia, fare domande, con il limpido intento di entrare in sintonia. A nulla tutto ciò serve se però non ci mettiamo sinceramente anche in ascolto di noi stessi, riscoprendo le nostre convinzioni più profonde, sperabilmente evangeliche. Quali le nostre aspirazioni, quali le nostre mete, quali i percorsi su cui vorremmo incamminarci? I nostri interlocutori hanno bisogno di conoscerci nel profondo, come noi altrettanto faremo con loro.
Infine, occorre prestare orecchio all’ambiente nel quale siamo immersi: quali bisogni, quali ferite, quali conflitti meritano da subito di essere insieme affrontati? Con quali obiettivi? Con quali modalità? Serve progettazione mettendo a fattor comune la reciproca ricchezza e le risorse disponibili. Ascoltarsi e ascoltare sono azioni semplici che possiamo compiere in casa, sui pianerottoli dei nostri condomini, al lavoro, ovunque. Scopriremo così che il mondo è bello e che anche noi potremo mettere una tesserina in questo magnifico mosaico. Alla prossima.
Paolo Barani