Il Pontefice e i pontieri
Trame di bellezza, una rubrica a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro.
In questa rubrica abbiamo ragionato sulla necessità di un dialogo reciproco fra Chiesa e società, unico modo di arricchirsi reciprocamente nel cammino condiviso verso la realizzazione del bene comune. Conviene focalizzarsi ora su chi ha il compito di essere protagonista di questo dialogo, su chi è chiamato, per vocazione, a farsi costruttore di ponti tra queste realtà. Il magistero ecclesiale è molto chiaro in questo: è il fedele laico, che opera nel mondo per “trattare e ordinare secondo Dio le cose temporali” (LG 31). Un linguaggio forse desueto per invitare tutti, nessuno escluso, a portare la cultura cristiana, la sua ricchezza, il suo valore aggiunto nel sociale e nel politico. Occorre che gli insegnamenti evangelici e magisteriali diventino azione sociale e politica nel loro significato più alto e più nobile, che diventino cioè azione, progetto, realizzazione nella polis, nei luoghi in cui si esprimono decisioni che hanno un impatto diretto nella vita delle diverse comunità locali, nazionali e internazionali. Temi che forse alcuni anni fa erano più sentiti e forse più praticati, a dare ascolto alle tante voci che denunciano l’irrilevanza dei cattolici nella società e nella politica.
Un’irrilevanza che, se c’è, deve essere addebitata a diversi fattori, tra i quali certamente un laicato che ha preferito ritagliarsi uno spazio di sicurezza nelle confortevoli mura parrocchiali con una lettura troppo intimistica del Vangelo e della fede. In origine la Parola è data al popolo, non soltanto al singolo, e giunge al singolo attraverso la sua dimensione comunitaria e quindi sociale. E alla dimensione sociale e comunitaria deve contribuire. Occorre quindi ritrovare la forza e il coraggio di progettare, di costruire ponti, di mettere le mani nella pasta sociale e politica per farla lievitare. Papa Francesco, unitamente a diverse altre voci ecclesiali, spinge da tempo in questa direzione, ma è il laico che ha la possibilità di agire ed operare nelle “cose temporali”. Il pontefice, letteralmente costruttore di ponti, può fare la sua parte soltanto unitamente a tanti altri pontieri, laiche e laici, le cui fila vanno forse rinfocolate. Pontieri però non ci si improvvisa, pena esiti disastrosi. Ragioneremo nelle prossime settimane di quali abilità occorra munirsi, con la speranza di scoprire che tutti, proprio tutti, possiamo dare un valido contributo. Alla prossima.
Paolo Barani