Scrigno di opere d’arte
250 anni fa, per decreto del duca di Modena, veniva soppressa la chiesa di San Giovanni Battista a Carpi.
di Andrea Beltrami
Era il 30 marzo 1773 quando con un decreto emanato dal duca di Modena Francesco III veniva chiusa al culto la chiesa di san Giovanni Battista, posta in angolo tra l’attuale via Paolo Guaitoli e via Andrea Costa (anticamente chiama contrada di san Giovanni). L’occasione di questa ricorrenza ci fornisce l’opportunità di parlare di questo antico edificio, distrutto nel 1804 ma ancora leggibile agli inizi del Novecento, come ci restituisce l’immagine di una vecchia fotografi a di via Paolo Guaitoli nella quale si scorge ancora l’antico fianco della chiesa, seppure alterato. Dalle fonti documentarie apprendiamo che fin dagli inizi del XVI secolo vi era in Carpi una piccola chiesetta dedicata a san Giovanni Battista, provvista di un beneficio semplice, sotto il giuspatronato del duca di Ferrara. Anche se non conosciamo la data esatta della fondazione dell’edificio, possiamo tuttavia arguire di rimandarla alla seconda metà del Quattrocento, in occasione dei lavori di completamento del borgo di san Nicolò. Inizialmente affidata alla cura di un rettore, fino al 1558, fu poi ceduta alla Confraternita della Misericordia, che assunse anche il nome di San Giovanni Battista.
L’appartenenza della Confraternita ad un ceto agiato, favorisce l’acquisizione di un patrimonio artistico di notevole importanza con nomi di artisti rinomati quali Calvaert, Massari, Ghisi; tra questi vi è anche il ferrarese Carlo Bononi (1569-1632) al quale viene commissionata la pala con Il miracolo della Madonna del Carmine che salva un fanciullo caduto nel pozzo, per un compenso di centoventi ducatoni d’argento, in parte pagati dalla confraternita ed in parte da Tommaso Coccapani. Importanti sono anche i lavori per l’abbellimento e l’ampliamento della chiesa negli anni 1621 e, successivamente, nel 1776. Della chiesa distrutta nel 1804 abbiamo una immagine nella mappa di Carpi di Luca Nasi, nella quale bene si vede la facciata slanciata scandita da lesene e con rosone al centro, inserito entro un frontone triangolare. Le murature dovevano essere suddivise da lesene terminanti in archetti ciechi (come si vede nella citata fotografia di inizio Novecento, accomunate dal cornicione formato da mattoni a dado e dente di sega, tipici dell’architettura locale di fine Quattrocento.
All’interno della chiesa si trovavano opere di Guido Fassi e di Pietro Battagliola, di cui è menzionato l’altare della Maddalena. Le due cappelle laterali ospitavano dipinti di celebri autori (tra cui il citato Bononi) mentre l’altare maggiore, opera in legno di Alfonso Cibelli datata 1602, ospitava la tela del Calvaert raffigurante San Giovanni che battezza Gesù, ora al Museo Civico di Carpi. Interessanti anche l’organo e alcune suppellettili d’argento utilizzate per il culto. Nel coro si trovavano una Assunzione di Maria di Teodoro Ghisi e la maddalena di Lucio Massari. Quest’ultima, dopo diverse vicissitudini dovute alle soppressioni, approda alla collegiata di Mirandola per poi essere depositata presso il Museo civico di Carpi a scopo conservativo nel 1937. Oggi la pala è ritornata nella città dei Pico, collocata nella navata destra della collegiata mirandolese entro un pregevole altare di legno.
Ritornando alla chiesa di san Giovanni, sappiamo che nel 1810 venne abbattuto il campanile e verso la metà del XIX secolo la struttura fu trasformata in una fabbrica per la lavorazione del truciolo. Oggi di tutto ciò non rimane nulla, essendo il complesso adibito ad abitazioni private. Di questa chiesa, come di tante altre andate distrutte, rimane la memoria nei documenti e nelle opere d’arte che comunque ci restituiscono l’identità di una presenza culturale e devozionale affermata nei secoli e tramandata dalla memoria. Una memoria che anche oggi ci piace ricordare.