Quei giovedì con i seminaristi
È ripartita l’iniziativa mensile delle serate di preghiera e di fraternità aperte ai giovani delle parrocchie e delle associazioni
di Pietro Garuti
Cari amici, dopo alcune settimane di pausa, riprendiamo a scrivervi per mantenere vivo il legame tra la nostra comunità del seminario interdiocesano e le nostre diocesi di Modena e Carpi La vita in seminario è dinamica, più di quanto si possa immaginare. È espressione di quella tensione a cui accennavamo alcuni mesi fa, quando abbiamo cercato di immaginare un modello formativo adeguato per un giovane in cammino di discernimento vocazionale. In quella occasione, avevamo sottolineato quanto sia importante fare esperienze significative di servizio, ascolto, prossimità, accoglienza, senza trascurare, anzi impreziosendo, sia la vita di preghiera che la dimensione comunitaria, quest’ultima fondamentale per vivere “nella carne” la realtà ecclesiale.
Nel cuore portiamo ancora la gioia per l’ordinazione presbiterale di don Francesco Cavazzuti, avvenuta il 19 novembre scorso. È stato un momento di grande emozione per tutta la comunità diocesana, e a maggior ragione per noi, che abbiamo condiviso con Francesco un tratto di strada significativo. Lo studio occupa sempre una buona porzione della nostra vita, soprattutto quando si affrontano gli esami. Qualche settimana fa si è conclusa la sessione invernale al termine del primo semestre accademico. Non vorrei dilungarmi troppo nel raccontare cose note (soprattutto ai giovani) circa la fatica dello studio e delle lezioni, la soddisfazione degli esami passati e l’amarezza per quelli non ancora superati. Preferirei piuttosto sottolineare l’orizzonte all’interno del quale anche lo studio – come tutto il resto d’altronde – si dovrebbe inserire, e cioè quello vocazionale, che vorrebbe intendere l’applicazione intellettuale non come fine a sé stessa e nemmeno solo in senso utilitaristico, ma soprattutto come atto di amore verso il prossimo. Ma su questo punto torneremo prossimamente.
Sul fronte delle iniziative di pastorale vocazionale vorrei accennare soprattutto ai “giovedì in seminario”, che sono ripresi quest’anno dopo lo stop obbligato dalla pandemia. L’ultimo giovedì del mese le porte del seminario si aprono ai giovani delle parrocchie e delle associazioni per vivere una serata di fraternità. Si tratta di momenti pensati con uno stile semplice e sobrio, che prendono avvio con la celebrazione della Santa Messa presso l’adiacente parrocchia di San Francesco. La cena insieme a base di pizza è ormai una costante irrinunciabile ed a seconda delle volte è anticipata o seguita da giochi, attività o semplici chiacchiere. Chi desidera può visitare il seminario e solitamente, al termine della serata, preghiamo insieme la Compieta. Si tratta di un’occasione preziosa per far conoscere l’ambiente in cui viviamo e i giovani che vi abitano.
Le attività pastorali proseguono anche in parrocchia, dove siamo impegnati tutti i sabati e domeniche (pernottando in loco) e i mercoledì (con rientro in seminario in serata). A questo proposito non posso non richiamare la ricchezza delle esperienze che ognuno di noi sta ricevendo. Ricevere prima che dare, nel senso che siamo mandati nelle parrocchie per imparare uno stile piuttosto che per “fare” qualcosa. La prossima settimana vedrà un ulteriore potenziamento di questa presenza: si svolge la settimana in parrocchia, per cui abiteremo stabilmente in canonica per l’intero arco della settimana.
Si accennava inizialmente a una sorta di tensione. Da una parte l’affanno e l’agitazione per molte cose (Lc 19,41) il cui valore non è in discussione. Ma dall’altra parte la dimensione spirituale dell’interiorità, che in questo tempo di Quaresima deve farsi soprattutto silenzio, ascolto della voce di Dio che vuole parlarci, conversione. Richiamando le parole del servo di Dio don Enzo Boschetti, fondatore della Casa del giovane di Pavia, «Prima di essere servizio dobbiamo “essere silenzio”. Anche se facciamo così fatica a cercarlo, esso è necessario per amare e condividere con Gesù i nostri progetti, i nostri timori e per meglio capire il senso del nostro servizio e delle nostre frustrazioni ». Si tratta di un’esigenza sempre attuale, ma che trova in questo tempo liturgico una urgenza e un’occasione importanti. Vi chiediamo di ricordarci nelle vostre preghiere, noi non manchiamo di ricambiare.