La singolare storia della penicillina
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon.
Sempre più spesso la riflessione bioetica viene chiamata in causa per riflettere sull’uso e sull’abuso degli antibiotici, allo stesso tempo, però, non si possono dimenticare i loro effetti straordinari e nemmeno si può dimenticare la perigliosa storia della loro nascita, partendo dalla penicillina. Tutti si ricordano Fleming, scopritore della molecola nel 1928, il quale, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì ad estrarre il composto, che agiva da potente antibiotico, all’interno della muffa omonima. In realtà, già nel 1895, un medico militare napoletano, Vincenzo Tiberio, notò gli effetti di questa muffa ma nessuno gli diede credito. Chi riuscì a fare in modo che già alla fine del secondo conflitto mondiale si potessero avere 300 miliardi di unità e a 10 anni dalla fine della guerra la penicillina potesse salvare milioni di vite umane in tutto il mondo, fu l’inglese Norman Heatley, laureato in scienze e in biochimica che andò a lavorare alla Sir William school pathology legata alla Università di Oxford. Il suo ingegno, nel tempo, riuscì ad escogitare il modo per estrarre dalla muffa quantità enormi dell’antibiotico.
Sarebbe molto interessante narrare tutta la storia in modo particolareggiato ma non c’è n’è il tempo. Ironia della sorte, quando Heatley nel 1942 rientrò dagli Stati Uniti, dove si era recato per poter continuare in modo adeguato la sua ricerca, si vide pubblicare le sue scoperte da Chain e Florey, suoi collaboratori statunitensi, senza il suo nome. Praticamente, tutto il merito e tutto il guadagno se lo accaparrarono i due americani. Heatley visse fino al 2004 sempre nella stessa casa, in modo semplice, a fianco della moglie, ricevendo a ottant’anni un titolo onorifico dalla Università di Oxford. Questa è una storia come tante ma che ancora una volta ci racconta che dietro a scoperte importantissime per l’uomo ci sono altri uomini che hanno dedicato la vita per la ricerca e per la salute altrui. Spesso, questi uomini rimangono nell’ombra ed altri vengono illuminati dai riflettori del successo. Un plauso e un grazie a tutti questi geniali ricercatori, al margine della notorietà per scelta loro o per la prepotenza altrui, ai quali tutti noi dobbiamo la vita.