23 febbraio 1455, la Bibbia di Gutenberg inaugura l’età del libro
Prima di questa data il libro era qualcosa di raro e accessibile solo a pochi. Grazie all’ingegno di un tipografo tedesco divenne il principale strumento di diffusione della cultura. Figlio di un incisore della zecca di Magonza, Johannes Gutenberg lavorava come orafo e incisore nella sua città, che fu costretto a lasciare per la feroce contesa tra nobiltà e classi artigiane, trasferendosi a Strasburgo. Qui si occupò del conio delle monete e della lavorazione dei metalli. Quest’ultima esperienza fu la base di partenza per l’ideazione di un nuovo sistema di riproduzione dei libri.
Tornato a Magonza, Gutenberg mise a punto una lega di piombo e metallo da cui fu possibile ricavare singoli caratteri, riutilizzabili ogni volta. Bastava solamente cambiarne la disposizione sotto la pressa e si otteneva un diverso risultato sul foglio. La cosiddetta stampa a caratteri mobili fu utilizzata inizialmente per indulgenze, calendari e grammatiche. Ma la vera sfida fu riuscire a riprodurre un’opera complessa e voluminosa come la Bibbia. Trovato un finanziatore il nostro iniziò l’operazione nel 1452 prendendo come riferimento la Vulgata di San Girolamo, versione in latino del V secolo. I due volumi, comprendenti Antico e Nuovo Testamento, furono stampati su carta di stracci (in fibra di pergamena), in seguito anche su canapa italiana. Alla prima copia, data alla luce il 23 febbraio, ne seguirono altre 200 circa che fecero la fortuna del sistema a caratteri mobili.