Se il problema fosse la “e” o il “trattino”
Letture un po’ strampalate sul futuro delle due diocesi.
di Luigi Lamma
Resterà una “e” o ci sarà presto un trattino (-) a connotare il cammino delle chiese di Modena-Nonantola e di Carpi, oggi, come noto, unite nella persona del vescovo Erio Castellucci? E’ questo il dilemma che pare angustiare i media modenesi stando al risalto assegnato ad alcune affermazioni del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, sulla prospettiva di unificazione che nel prossimo futuro dovrà riguardare parrocchie e diocesi in Italia. Con il suo stile molto diretto e senza fronzoli, il Presidente dei vescovi italiani affrontando il tema delle “aree metropolitane” da un punto di vista dell’assetto istituzionale civile ha sviluppato il parallelo con l’organizzazione ecclesiale, citando alcuni esempi di diocesi che sono già unite da anni (Orvieto-Todi) o si trovano nella posizione canonica di un’unità “in persona episcopi”, come Modena e Carpi, una scelta quest’ultima che riguarda ormai diverse situazioni in Italia, ultima quella che ha coinvolto le diocesi di Pesaro e quella di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado (nomina del 7 gennaio 2023). Si deve poi tenere conto che non è competenza delle Conferenze episcopali nazionali la nomina dei vescovi e l’assetto delle diocesi ma della Santa Sede attraverso gli organismi deputati.
Il confronto tra livelli organizzativi istituzionali civili ed ecclesiali è stato poi accompagnato dalla consapevolezza, abbastanza evidente, del permanere di “campanilismi” che denotano una scarsa visione sul futuro e opportunamente sottolineava Zuppi, ingigantiscono piccoli problemi rendendoli enormi. Dove risieda la novità tale da innescare sulle pagine dei giornali affrettate conclusioni sull’imminente accelerazione del percorso di unificazione delle due chiese modenesi è davvero difficile da individuare.
Sole poche settimane fa su queste pagine il vescovo Erio ribadiva un concetto fondamentale che ha ispirato la guida delle due diocesi in questi anni di cammino insieme: “sono molto contento della vitalità della Diocesi di Carpi, non c’è stata la ‘temuta’ annessione a Modena ma si collabora sempre più strettamente. Perché questa è la sostanza: non tanto la struttura ma la collaborazione reale, e ci sono tante belle forze a Carpi, c’è una Chiesa viva”. Ecco la sostanza a cui tendere più dell’organizzazione e delle strutture: alimentare la vitalità e la presenza della chiesa nel territorio, sempre più “in uscita” e sempre più missionaria.