Lutto. E’ mancata suor Paola Pelloni
Risiedeva a Novellara dove era responsabile della Casa della Carità
All’alba di domenica 22 gennaio il Signore ha chiamato a sé suor Paola Pelloni, che attualmente risiedeva nella Casa della Carità “Beata Vergine della Fossetta” a Novellara di cui era responsabile. Paola, 56 anni, prima di rispondere alla chiamata alla vita religiosa, era stata capo scout nel gruppo Carpi 2 della parrocchia di San Francesco, conseguita la laurea in chimica fu impiegata in alcune aziende del settore ma prevalse in lei il desiderio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli. Dopo un’esperienza di servizio missionario di due anni in Madagascar, si abbandonò con fiducia alla chiamata del Signore seguendo il carisma della Congregazione Mariana delle Case della Carità di Reggio Emilia, terminando il suo percorso formativo con l’emissione dei voti perpetui il 15 ottobre 2012 a Reggio Emilia. Nei giorni scorsi anche a Carpi gli amici avevano intensificato la preghiera per accompagnare Paola nella prova della malattia in quello che sarebbe stato l’ultimo tratto della sua vita terrena.
La celebrazione eucaristica delle esequie di suor Paola Pelloni si terrà nella Collegiata di Novellara martedì 24 gennaio alle ore 10.
Al fratello Mario, alla sorella Anna e a tutti i familiari la vicinanza nel ricordo e nella preghiera della Redazione e Amministrazione di Notizie.
Ecco come suor Paola raccontava la vita nelle Case della Carità in un’intervista rilasciata a Notizie nel marzo del 2015
Innanzitutto la Casa della carità è definita “parafulmine della Divina Giustizia” perché, afferma suor Paola, “come luogo in cui si prega e si serve il prossimo è risposta di amore al male che c’è nel mondo e partecipazione al sacrificio redentivo di Gesù sulla croce”. Come grande “lenzuolo”, la Casa è in grado di coprire “una moltitudine di peccati – prosegue suor Paola – perché in essa ogni gesto diventa mezzo di conversione. Amando e servendo i fratelli, e in particolare quando costa più fatica, sperimentiamo infatti che anche noi siamo accolti e amati nella nostra povertà”. Un amore a Dio, presente nei poveri, che, sottolinea suor Paola, “si viene ad imparare alla Casa come a ‘scuola’ o in una ‘palestra’, per poi portarlo al di fuori, nelle famiglie, nel lavoro, nelle tante attività della vita quotidiana”. Quale piccola realtà profondamente inserita nella parrocchia, inoltre, la Casa “attraverso il contributo che ciascuno può dare – conclude – cerca di essere ‘fermento’ di ricostruzione comunitaria intorno al Signore, la ‘cellula iniziale’ di un ritorno dell’umanità alla sua unità nell’amore e ad una vita evangelica”.