Intervista a Castellucci: il ricordo di Benedetto XVI e i due anni come Vescovo di Carpi
Il testo dell’intervista rilasciata dal vescovo Erio Castellucci domenica 1° gennaio, a margine della celebrazione in Cattedrale a Carpi nella 56ᵃ Giornata mondiale della pace e nel secondo anniversario dell’inizio del suo ministero episcopale alla guida della Diocesi di Carpi.
Nella serata di domenica 1° gennaio, 56ᵃ Giornata mondiale della pace, il vescovo Erio Castellucci ha presieduto la Santa Messa in Cattedrale a Carpi: nell’omelia, si è soffermato sulla testimonianza e sul magistero di Papa Benedetto XVI mettendoli in relazione con il messaggio di Papa Francesco per la Giornata della pace 2023.
Durante la liturgia, si è ricordata inoltre la ricorrenza del secondo anniversario dell’inizio del ministero episcopale di monsignor Castellucci alla guida della Diocesi di Carpi. A margine della celebrazione, il vescovo Erio ha rilasciato una videointervista di cui riportiamo di seguito il testo.
Monsignor Castellucci, si è chiuso il 2022 e ci apprestiamo a vivere il nuovo anno. Dal suo punto di vista, che anno sarà? Qual è il messaggio che vuole lanciare?
Il mio è un messaggio di speranza, perché noi cristiani viviamo di speranza. Una speranza fondata non sulle nostre qualità o forze, che sono sempre scarse, ma sulla grazia del Signore. Credo però che tutti gli uomini e le donne ben intenzionati vivano di speranza, quindi non abbattiamoci. Ci sarebbero tanti motivi per abbattersi, e potremmo fare un elenco infinito di mali. Ma dobbiamo guardare sempre le risorse buone, e l’anno che inizia è come quando nasce un bambino: comincia qualcosa di nuovo, si riaccendono le speranze, bisogna tirare fuori le risorse più belle che ci sono dentro di noi.
Da pochi giorni è venuto a mancare Papa Benedetto XVI: qual è il suo cordoglio e il suo messaggio nei confronti di un Pontefice che verrà ricordato sicuramente da tutti?
E’ stato un pontefice innovatore, nonostante la fama di conservatore, non perché abbia rivoluzionato la dottrina ma perché ha saputo esporla in modo approfondito, comprensibile e intelligente. E’ stato innovatore per il suo stile di grande mitezza, ma anche di salda fermezza. E’ stato innovatore anche per alcuni gesti che ha compiuto: si pensi ad esempio con il mondo musulmano, col quale ha fatto avanzare il dialogo. Tutti ricordiamo l’“incidente” di Ratisbona (ovvero nella lectio magistralis, tenuta il 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona, la citazione di una frase dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo che suscitò pesanti reazioni nel mondo islamico, ndr): in realtà dopo quell’incomprensione, dopo quella conferenza che creò tanti equivoci, malgrado naturalmente le intenzioni di Papa Benedetto, è iniziato un dialogo. Ed infine, Papa Benedetto XVI è stato innovatore anche per la sua decisione della rinuncia dieci anni fa, perché con quella scelta ha desacralizzato la figura del Papa, ha fatto vedere che non c’è un’identificazione tra la persona del pontefice e il suo ruolo, ma che è un vero servizio.
Sono due anni che è vescovo di Carpi: che bilancio si sente di tracciare?
Il bilancio, forse, dovrebbero farlo gli abitanti di Carpi (risponde sorridendo, ndr). Io posso dire che sono molto contento della vitalità della Diocesi di Carpi, che non c’è stata la “temuta” annessione a Modena ma che si collabora sempre più strettamente. Perché questa è la sostanza: non tanto la struttura ma la collaborazione reale, e ci sono tante belle forze a Carpi, c’è una Chiesa viva. Quindi sono molto contento.