Una regale natività
Verso il Natale: l’Adorazione dei Magi nell’abside della Sagra, prezioso frammento di un ciclo di affreschi medioevali.
di Andrea Beltrami
Nell’antica pieve di Santa Maria in Carpi, comunemente detta “La Sagra”, sono ancora parzialmente conservati i cicli di affreschi duecenteschi che la decoravano nell’epoca del suo massimo splendore raffiguranti scene della vita di Cristo e della vergine Maria. Se oggi possiamo ammirare tali testimonianze lo dobbiamo al fatto che detti affreschi sono scampati agli interventi cinquecenteschi che hanno interessato significativamente l’edificio sacro con la distruzione delle cappelle laterali e l’intonacatura delle pareti. La volta a botte del soffitto ha protetto le due fasce alte della navata centrale mentre l’altare antico a parete ha conservato la scena dell’Adorazione dei Magi, nell’abside centrale.
All’interno di una architettura composta da colonne e archi di gusto ancora orientaleggiante, in posizione centrale è collocata Maria seduta su di un trono, abbigliata con vesti solenni, che tiene sulle gi-nocchia il Bambino Gesù, anch’egli riccamente vestito, in atto benedicente che rivela la sua natura divina agli astanti quale portatore di Salvezza. A sinistra e a destra si vedono i magi che portano i doni. Dei tre solo uno è visibile completamente, gli altri si identificano nella figura ma non nel volto, abraso. La scena si svolge in un contesto solenne e ricco di particolari che conferiscono maggiore dignità e centralismo alle figure, soprattutto quella di Maria e del Bambino.
L’epoca e lo stile rimandano alle prime raffigurazioni della Vergine in ambito padano a cui l’autore di quella posta nella Sagra si è certamente ispirato. Le prime raffigurazioni dell’Adorazione dei Magi le possiamo rinvenire nelle catacombe cristiane di Roma, in particolare in quella di santa Priscilla, tanto che ci si interroga se non è proprio attraverso l’influsso greco che questo tema di natura orientale è stato introdotto nell’arte occidentale. Queste raffigurazioni mostrano Gesù come un bambino già cresciuto, in piedi, vestito con una tunica e in atto di benedire gli astanti; a destra si pone la Madonna e non sempre è presente San Giuseppe.
Nei primi secoli i magi sono imberbi e diretti verso il gruppo della Madonna col Bambino, abbigliati anch’essi con tuniche, mantelli pantaloni aderenti alle gambe e il berretto frigio, come nella rappresentazione classica degli orientali. I doni sono posti su un semplice piatto e le mani sono coperte da un lembo del mantello, rito di origine persiana, che segna il desiderio di purezza. Questo rito viene menzionato da Senofonte e viene usato alla corte imperiale nel tardo impero romano, perché la liturgia cristiana è ricalcata sul cerimoniale imperiale. E’ l’arte bizantina a cambiare il costume dei magi, che lasciano gli “abiti persiani” e sono raffigurati come grandi nobili della corte di Bisanzio. In occidente, già dal secolo X, i magi sono vestiti con una tunica, avvolti in un grande mantello, come i cavalieri del tempo, a volte sostenuti da un bastone da viaggio.
Nel corso dei secoli successivi il loro costume ha subito ulteriori modifiche; nel caso dei magi della Sagra si può dire che si conserva l’iconografia classica di gusto ancora orientale, seppure con gli influssi del tempo e dell’arte, anche locale, che li portano ad una evoluzione stilistica e rappresentativa. Un messaggio antico e tradizionale che in occasione delle imminenti festività può essere riscoperto e apprezzato non solo come elemento artistico ma come viatico di fede.