Solidali: moschettieri dell’umano
Trame di bellezza, a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro.
di Paolo Barani
Molti di noi, in gioventù, avranno certamente letto il celeberrimo romanzo francese “I tre moschettieri” o, quantomeno, ne avranno visto la trasposizione cinematografi ca. In questo scritto appassionante, Alexandre Dumas coniò il motto “Uno per tutti, tutti per uno!” che i protagonisti pronunciano all’unisono prima di cimentarsi in un’epica impresa a servizio del re di Francia. Credo che il principio della solidarietà, così come enunciato all’interno dell’insegnamento sociale della Chiesa, non possa trovare sintesi migliore. In un mondo spesso descritto come liquido (vedi la famosa metafora del sociologo Zygmunt Bauman) in cui le figure educative sembrano farsi letteralmente di nebbia (vedi l’evaporazione del padre, cara a tanta psicologia), richiamare il concetto di solido, da cui solidarietà, potrebbe apparire al di fuori della storia e certamente poco realistico. Eppure, ancora, descrive il segreto nascosto nel cuore di ogni donna e di ogni uomo: sentirsi parte di un’umanità che si muove unita nel combattere povertà e ingiustizie, verso un orizzonte in cui ognuno possa sentirsi realmente un valore per l’altro. Dirsi solidali significa, infatti, sentirsi appartenenti ad una realtà che ci supera, significa che nell’altro diverso da me vedo un altro identico a me quanto a dignità. Significa che ciascuno è responsabile di tutti e che tutti sono responsabili di ciascuno.
Significa non lasciare indietro nessuno, ma, anzi, collocarsi per primi dietro per promuovere i più fragili. Si tratta di una dinamica in cui l’individuo diviene realmente persona, sentendo di dover rispondere non soltanto della propria vita, ma anche di quella dell’altro che perde di anonimato e acquisisce il volto del fratello. All’interno di un’umanità ferita come la nostra, essere solidali diviene non solo raccomandabile, ma addirittura urgente. Per chi ha fede, poi, è risposta ad una precisa vocazione, quella dell’amore, e un modo per ricambiare una solidarietà più alta, quella di Cristo che “pur essendo nella condizione di Dio” (Fil. 2,6) si è fatto uomo per la nostra salvezza. Questa solidarietà si allarga fino ad abbracciare l’intero creato: umanità ed ambiente legati dal medesimo destino di salvezza o di morte. In questi ultimi tempi ci stiamo accorgendo di quanto questo sia vero: ciò che spezza la solidarietà non fa altro che portare distruzione, inquinamento, morte e perdizione. Un tempo complesso il nostro, ma l’unico che ci è dato da vivere. Viviamolo da solidali! Nulla ci può essere estraneo nell’umanità e nella storia. Alla prossima.