Quella prigione sui tetti del Duomo…
Domenica 4 dicembre, alle 17.30, presso il Museo diocesano, sarà presentato il volume fotografico che riproduce “graffiti” inediti.
di Andrea Beltrami
Con la pubblicazione del volume “Quella prigione sui tetti del Duomo” la celletta nascosta tra le tegole a ridosso della cupola non sarà più sconosciuta a molti. Un inedito fotografico che riproduce i graffiti ancora visibili sulle pareti della prigione, incisi con oggetti appuntiti o disegnati con colori di fortuna dai chierici condannati a qualche periodo di detenzione sui tetti. Chi ebbe la sventura di trascorrervi le giornate ha certo sperimentato la ristrettezza del luogo e la minaccia degli eventi atmosferici, data anche la posizione, potendo solamente affacciarsi all’unica finestra che concedeva una vista sull’Episcopio e una ristretta panoramica dei tetti di Carpi sconfinante oltre le mura di occidente verso la campagna circostante.
Proprio questa interessante collocazione della “cella” con i suoi graffiti, per lo più inediti, ha portato ad approfondire l’argomento, trattato in pagine originali e coinvolgenti al tempo stesso. Dall’analisi delle testimonianze vergate sulle pareti emergono nomi, sigle, disegni e pensieri dei chierici rinchiusi che abbracciano un arco temporale di alcuni secoli. La maggior parte risulta mutila e frammentaria, dovuta alla caduta di intonaco ma anche al trascorrere del tempo e all’esposizione agli agenti atmosferici. Con l’aiuto della sapiente esperienza dei fotografi Mario Mazzurana, Rita d’Ambrosio e Marino Luppi, certe scritte, illeggibili o addirittura labilissime ad occhio nudo, hanno acquistato consistenza e, seppure mutile, sono comunque state riportate. Ne emerge una testimonianza di vita, che oggi possiamo solamente immaginare, di presbiteri e chierici condannati dal giudizio dei superiori alla pena del carcere; qual-che nome, stemmi gentilizi, frasi accusatorie, disegni a monocromo e colore restituiscono lo stato d’animo dei detenuti.
Mauro Giubertoni e chi scrive hanno condotto le ricerche archivistiche e curato il testo. Dalle indagini sono emerse due testimonianze inedite rispettivamente del canonico Giorgio Fanti, diretto protagonista nelle carceri seppure scritta in terza persona, e del vicario capitolare Andrea Leoni relativamente alla detenzione del canonico Giovanni Antonio Fornasari. La prima racconta le vicende che hanno portato Giorgio Fanti ad essere dichiarato colpevole e poi rinchiuso nelle celle del Duomo. Un manoscritto inedito e ricco di informazioni di prima mano, con riferimenti anche di come l’arciprete si serviva dei “birri” pubblici per condurre in prigione i malcapitati. La seconda invece ci riferisce, tramite le lettere inviate dall’autorità ecclesiastica al Duca di Modena, delle vicende del canonico Fornasari, armato di pistola e persona da cui l’arciprete e il suo vicario desideravano tenere le distanze. Sono solo alcune delle tante storie racchiuse nei nomi e nelle date scritte nel perimetro della prigione, che attraverso questa originale pubblicazione diventano ora patrimonio comune.
Nella parte finale del volume non poteva mancare un accenno a don Nicola Grillenzoni, l’eclettico sacerdote che da secoli riposa all’interno del campanile di sinistra della Cattedrale, da lui fatto costruire e finanziato. Don Nicola non ha subito la pena del carcere tuttavia il suo desiderio di essere sepolto “in alto” sul campanile lo si può annoverare tra i chierici che sono passati per i tetti del Duomo. L’apparato fotografico, ricco di particolari curiosi, permette un rimando ad un’epoca lontana consentendo di entrare in un luogo sconosciuto e dimenticato per la posizione e per l’uso che se ne faceva. Grazie a questo lavoro, reso possibile grazie anche alla partecipazione della Fondazione Cassa Risparmio Carpi e Arbor Carpensis possiamo ora conoscere qualcosa di inedito e sconosciuto e immaginarci il tempo nel quale la “prigione dei preti” era attiva.
Per gli interessati e quanti desiderano curiosare tra i graffiti l’appuntamento è per domenica 4 dicembre 2022 alle ore 17,30 presso il Museo diocesano, in Corso Fanti 44.