Vieni, Signore, re di giustizia e di pace
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 4 dicembre 2022.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». (…) E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: ‘Abbiamo Abramo per padre!’. (…) Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Commento
Giovanni Battista è uno dei personaggi più tipici della liturgia dell’Avvento. Il vangelo di Matteo introduce Giovanni subito dopo i primi due capitoli che narrano la nascita di Gesù. Il testo ci mostra il profeta che compie la sua predicazione nel deserto della Giudea, cioè nella zona desertica che si estende tra Gerusalemme e il Giordano. C’erano molti predicatori al tempo di Gesù che spesso esercitavano la loro attività fuori dalle città e specialmente nei deserti, parlando alle folle che erano piuttosto interessate ai temi religiosi. Erano diffuse anche le pratiche penitenziali che spesso comprendevano abluzioni e bagni purificatori. Giovanni è appunto un predicatore che accompagna la sua parola con un battesimo nel fiume Giordano. Matteo riassume il contenuto della predicazione del Battista nella frase «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Il regno dei cieli, espressione tipica del vangelo di Matteo, si riferisce alla pienezza della presenza di Dio che sarà finalmente riconosciuta da tutto il mondo. A fronte di questo evento la risposta più adeguata è solo la conversione. È singolare che poco più avanti nel vangelo la predicazione di Gesù sia presentata da Matteo nello stesso modo: in Mt 4,17 le prime parole di Gesù sono «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»; evidentemente l’evangelista vuole rimarcare una continuità tra i due personaggi. Di Giovanni conosciamo anche l’abbigliamento, che ricorda la descrizione del profeta Elia del quale sta scritto che «era un uomo coperto di peli; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi» (2Re 1,8).
L’intreccio dei riferimenti biblici ci fa dunque pensare a Giovanni come a quell’Elia che deve venire prima della venuta del Signore, come è annunciato alla fine dell’Antico Testamento dal profeta Malachia: «Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore» (Ml 3,23). Nella seconda parte del brano di oggi l’invito alla conversione si accompagna a tonalità minacciose, che sono poi quelle che noi tipicamente ricordiamo del messaggio del Battista. Tra le folle che si fanno battezzare ci sono anche farisei e sadducei e Giovanni vedendoli dice parole
durissime. I farisei e i sadducei sono messi in guardia dal pensare che basti fare un rito battesimale per salvarli dall’ira del giudizio di Dio, mentre sarebbe necessario un vero pentimento. La scure già posta alla radice degli alberi ci ricorda che la venuta del Signore è anche giudizio definitivo sull’operato degli uomini e che dunque bisogna farsi trovare con frutti di conversione e di opere buone. La figura di Giovanni Battista parla ancora oggi a noi di conversione.
Fortunatamente l’ira di Dio non fa più parte del nostro comune linguaggio religioso ma è invece ancora attuale l’invito a ritirarci in qualche forma di deserto per incontrare le profondità del nostro cuore e raddrizzare i sentieri della nostra mente. Nel nostro cammino verso il Natale la conversione non è tanto segnata dalla paura del giudizio ma dalla consapevolezza che andiamo incontro a qualcosa di nuovo. Prepararsi alla venuta è sempre prima di tutto fare uno spazio interiore, predisporre un’ospitalità, aprirsi alla speranza di un incontro, togliendo di mezzo quelle durezze di cuore che ci tengono chiusi in noi stessi.
Le parole di Giovanni insistono sull’autenticità, sul non pensare di cavarsela con poco; l’uomo che si prepara all’incontro mette in gioco parti vitali di sé e vi scopre un’attesa di salvezza. Infine Giovanni introduce Gesù, che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Il Gesù di Giovanni separa il frumento dalla paglia, cioè viene a giudicare e a salvare. In realtà Gesù riprenderà i temi del Battista ma aggiungerà la buona novella, che cioè un tempo di grazia è concesso all’uomo per andare incontro alla misericordia del Padre. La conversione diventa allora la risposta dell’uomo a un amore che ha già vinto ogni tipo di morte.