Solidarietà, roba per matematici?!
Trame di bellezza, una rubrica a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro
di Federica Marampon
Nel film “A Beautiful Mind” sul matematico e premio Nobel John Forbes Nash jr., Nash ha l’intuizione di una nuova teoria matematica e ai suoi compagni dice “Il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé e per il gruppo”. Comincio così la mia breve riflessione sul concetto di solidarietà.
Cosa non è la solidarietà? Un “sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane”.
Cosa è invece la solidarietà? “E’ la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”. (dal Compendio della Dottrina sociale della chiesa n. 193). Mi tornano in mente le encicliche di Papa Francesco “Laudato si’” e “Fratelli tutti” laddove il Papa scrive che “Tutto è connesso” e “Beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui»”.
La solidarietà assurge al rango di virtù sociale fondamentale poiché si colloca nella dimensione della giustizia, virtù orientata per eccellenza al bene comune, e nell’«impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a “perdersi” a favore dell’altro invece di sfruttarlo, e a “servirlo” invece di opprimerlo per il proprio tornaconto». (DSC n. 193) È così che gli altri (il mio prossimo) diventano benipersone da custodire, rispettare, favorire, con cui cooperare, perché il bene che è in ciascuno non è tutto il bene possibile e, pertanto, dev’essere promosso mediante collaborazione. La fraternità umana e sovrannaturale deve poter legare uomini e popoli tra loro.
Recentemente il nostro Vescovo Erio, relativamente alla parabola del buon samaritano, ci ha aiutato in una rifl essione: quando il samaritano passa e “lo vide e ne ebbe compassione”, facendosi così carico del ferito prestandogli le prime cure, caricandolo sul suo animale, portandolo alla locanda e pagando di tasca propria, ecco: il buon samaritano ci sta mettendo del suo, sta programmando l’uscita di questo uomo ferito da una situazione ingiusta, in questo modo la cura diventa un programma di vita.
Immaginate se questo programma di cura, che signifi ca cura per noi, cura per gli altri, cura per il Creato, facesse parte della nostra vita quotidiana, se venisse messo nelle nostre agende, insieme agli impegni quotidiani tra l’andare al lavoro, accompagnare a scuola i figli, fare la spesa e quant’altro ognuno di noi è chiamato a fare ogni giorno: quanto sarebbe bello, quanto sarebbe potente! Cominciamo con una piccola azione quotidiana, guardiamoci intorno cercando di cambiare innanzitutto il nostro sguardo, sporchiamoci le mani e mettiamo in campo la gentilezza verso noi stessi e verso gli altri (al supermercato, nel parcheggio, il vicino di casa, in famiglia). Poi c’è tutto un mondo di associazioni, gruppi, parrocchie che è pronto ad accoglierci a braccia aperte.
Non cerchiamo scuse e non temiamo i giudizi altrui, doniamo il tempo che possiamo donare (poco o tanto non importa), cerchiamo di essere persone che contano, non come fanno i matematici, ma come persone di valore che fanno la differenza.